Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/449

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minore; «guardate la sua sciabola, ma non toccatela; poco fa volli metter la mano sull’impugnatura, e m’ha bruciata.

«— Ilzaide,» disse la primogenita alla più giovane, «n’è d’uopo sapere chi sia, e d’onde venga. Può essere stato gettato qui dalla burrasca; nondimeno nulla annunzia, nel suo arnese, che abbia fatto naufragio; portatemi una delle più grandi conchiglie che si trovino sulla rena, e riempitela d’acqua. —

«Ilzaide obbedisce, e porta la conchiglia; la maggiore tra le ninfe del mare strappa leggermente ad Habib un capello. — Ora,» disse, «faremo parlare questo che tengo; ei ne dirà tutti i segreti della testa che lo ha nudrito.» Lo immerge nell’acqua, e lo gira intorno alla conchiglia in movimento circolare. «Agitate ben l’acqua,» comandava alle sorelle; «più sarà torbida, e più vi vedrò chiaro. — Guardate, sorella,» disse Ilzaide, «credo che il capello si sia disciolto; l’acqua è divenuta del colore del firmamento, vi si veggono le stelle, e più non si scorge il fondo della conchiglia. — Tanto meglio,» rispose la prima; «dopo la notte viene il giorno. Abbassatevi, osservate il quadro che si sta formando. Ecco una campagna piena d’alberi, all’ombra de’ quali pascono alcuni armenti!... ecco varie tende!... È nato in Arabia.

«— In Arabia, sorelle!» disse quella delle tre che non aveva ancora parlato; «è di là che la nostra regina Dorrai Algoase attende il suo liberatore! Quanto saremmo avventurate di aver qui il bravo suo cavaliere! Ci libererebbe sicuramente da Racascik e da tutta la sua masnada.... ma l’acqua non dice nulla; agitatela di nuovo, onde sapere per dove è passato.

«— Ahi sorella,» disse Ilzaide, «l’acqua diventa nera! — Sta bene,» ripigliò la primogenita; «ne