Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/540

Da Wikisource.

134


«La vecchia, appena uscita colla giovane schiava, la condusse al palazzo di Hegiage, al quale fe’ tosto sapere il di lei arrivo. Il governatore, entrato nella camera ove la vecchia aveva lasciata Naam, fu estremamente colpito della sua bellezza; mai non aveva veduta creatura più perfetta. Naam, vedendolo, abbassò il velo.

«Hegiage fe’ tosto chiamare uno de’ suoi ufficiali, e gli ordinò di salire a cavallo con cinquanta uomini, di far montare la giovane su uno dei migliori camelli, di condurla subito a Damasco, e rimetterla nelle mani del califfo Abdalmalek-Ebn-Meroan; gli consegnò anche una lettera per quel principe, e gli prescrisse di portargli la risposta, e d’usare la maggior diligenza.

«L’ufficiale affrettossi ad eseguire quegli ordini; s’impadronì della giovane schiava, la fece salire su d’un camello, e partì. Strada facendo, Naam non fece che piangere e lamentarsi, trovandosi così separata dal suo sposo.

«Giunto a Damasco, l’officiale chiese il permesso di parlare al califfo, e gli consegnò il foglio ond’era latore. Quel principe, avendolo letto, domandò ove fosse la giovane schiava. L’ufficiale gliela presentò e la rimise nelle sue mani.

«Il califfo la fece condurre in un appartamento separato, ed andò tosto ad annunciare alla sua sposa avergli Hegiage comprata, per mille zecchini, una schiava della famiglia dei principi di Kufa. — La schiava,» disse poscia, «mi è giunta assieme a questa lettera.» La consorte rispose trovarsi anch’ella soddisfatta all’udire una notizia che pareva essergli tanto gradita.

«La sorella del califfo essendo entrata nell’appartamento ov’era la giovine schiava, ed avendola veduta, sclamò: — Il padrone a cui appartenete non avrebbe fatto un cattivo negozio, se vi avesse anche