Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/64

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«Alla domane, il principe Ahmed, di ritorno alla fata Pari-Banù, le fece il racconto sincero e fedele di quanto eragli occorso alla corte col padre, all’atto della presentazione del padiglione, ch’egli aveva ricevuto con sentimento di profonda gratitudine per lei; ne mancò di esporlo la nuova domanda ond’era incaricato da parte sua; e terminando, soggiunse:

«— Mia principessa,» non vi espongo questo se non come una semplice narrazione dell’accaduto tra il sultano mio padre e me. Quanto al resto, voi siete padrona di esaudire la sua richiesta, oppure negargliela, senza ch’io vi prenda verun interesse; io non voglio se non quello che voi vorrete. — No, no,» rispos’ella, «mi è grato che il sultano delle Indie sappia che non mi siete indifferente. Voglio contentarlo, e quali pure esser vogliano i consigli che dargli possa la maga (poichè veggo benissimo essere colei ch’egli ascolta), piacemi che non ci colga in diletto, nè voi, nè io. V’ha qualche malignità in ciò che domanda, e lo comprenderete dal racconto che sono per farvi. Sta la Fontana de’ Lioni in mezzo al cortile d’un grande castello, il cui ingresso è custodito da quattro possentissimi lioni, due de’ quali dormono alternativamente mentre vegliano gli altri; ma ciò non vi spaventi; vi dirò il modo di passare in mezzo ad essi senza pericolo.»