Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/733

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facesti.— Io sono vicina a mio marito; che cosa volete da me?» rispose la schiava. — Come! perfida,» ripigliò la principessa a bassa voce; «è così che tu m’inganni? — «Invece di continuare il discorso, la schiava abbracciò il principe, e le sue carezze risvegliandolo, costrinsero la mia padrona a ritirarsi. Chadul, in quel frangente, vedendo che aveva da fare con una donna ch’essa non avrebbe potuto scacciare senza proprio danno, appigliossi subito ad un partito, scese nelle cucine, raccolse tutta la legna che potè trovare, ed appiccovvi il fuoco.

«L’incendio si propagò rapidamente; si accorse da tutte le parti per ispegnerlo, ed il re, alzatosi per dar gli ordini necessari, salì su d’un terrazzo seguito dalla schiava. La principessa, che stava osservandoli, si avvicinò ad essi, e trovò il momento di scongiurare il consorte a non esporsi, assicurandolo che la sua presenza era inutile in un luogo già preda alle fiamme. Persuaso da’ suoi consigli, il principe si ritirò, e la donna diè un urto alla perfida schiava tanto a proposito, che colei cadde tra le fiamme e vi perì.

«Chadul finse di essere afflittissima della morte della schiava; il re affrettossi ad asciugar le sue lagrime. Si spense il fuoco, e nulla più impedì a Chadul di godere delle delizie del sonno tra le braccia del suo sposo. Da quel dì ella visse tranquilla, e diede tre maschi al consorte, il quale non ebbe alcun sospetto di ciò che era accaduto alla moglie prima di sposarla, avendola giudicata dalla fisonomia.— Ecco, signore,» soggiunse allora il visir, «qual fu il suo errore, e come i giudizi degli uomini ponno essere fallaci. — «Seifulmulok non fu menomamente smosso da quella storia, e non degnò farne applicazione alcuna ai pericoli che poteva incorrere; non v’ha amante, il