Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/81

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vece un cagnolino morto, pubblicando che la sultana lo aveva partorito. L’ingrata nuova fu annunziata al sultano, ed egli ne concepì tal fiera indignazione che avrebbe potuto tornare funesta alla consorte, se il gran visir non gli avesse dimostrato che sua maestà non poteva, senza ingiustizia, riguardarla come responsabile dei capricci della natura.

«Il cestello intanto, in cui stava esposto il principino, fu trasportato dall’acque sin fuori del muro di cinta che limitava al basso la vista dell’appartamento reale, d’onde progrediva passando in mezzo al giardino del palazzo. Per caso, l’intendente dei giardini del sultano, uno de’ principali e più stimati ufficiali del regno, passeggiava colà lungo il canale, e veduto galleggiare il cestello, chiamò un giardiniere, che non istava lontano, e: — Corri subito,» gli disse, indicandoglielo, «e portami quel cestello, ond’io vegga cosa contenga.» Il giardiniere parte, e dalla sponda del canale tirato destramente a sè il cestello colla vanga che portava, lo prende e glielo reca.

«Somma fu la maraviglia dell’intendente vedendo nel cestello un bambino in fasce, il quale, benchè appena nato, com’era facile avvedersi, non mancava di avere lineamenti d’esimia bellezza. Era molto tempo che l’intendente dei giardini avea moglie; ma ad onta del di lui desiderio d’ottener prole, il cielo non aveva sin allora esauditi i suoi voti. Interruppe il passeggio, facendosi seguire dal giardiniere carico del cesto e del bambino, e giunto alla sua casa, che aveva ingresso dal giardino, entrò nell’appartamento della consorte, e:

«— Moglie,» le disse, «noi non abbiamo figliuoli, ed eccone uno che Iddio ci manda. Ve lo raccomando; cercategli subito una nutrice, ed abbiatene cura come se fosse nostro: lo riconosco da questo momento per tale. —