Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/83

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me prima, la menzogna e l’impostura; e mostrando un pezzo di legno, falsamente asserirono essere una mola di cui si era sgravata la sultana.

«Quand’ebbe udito questo nuovo straordinario parto, il sultano Khosru-Schah non seppe più contenersi.

«— Come!» sclamò; «questa femmina, indegna del mio letto, riempirebbe dunque il mio palazzo di mostri, se io la lasciassi vivere di più? No, non sarà mai,» aggiunse; «è un mostro anch’essa, ed io ne voglio liberare il mondo.» Pronunciato il quale decreto di morte, comandò al gran visir di farlo eseguire. —

«Il gran visir ed i cortigiani ch’erano presenti, gettaronsi appiè del sultano per supplicarlo di revocare la sentenza; ed il primo, prendendo la parola:

«— Sire,» gli disse, «mi permetta vostra maestà di rappresentarle che le leggi che condannano a morte non vennero stabilite se non per punire i delitti. I tre parti della sultana, tanto inaspettati, non sono delitti. In che cosa può dirsi ch’essa vi abbia contribuito? Molte altre donne ne fecero e fanno quotidianamente altrettanto: sono da compiangere, ma da punire non mai. Vostra maestà può astenersi dal vederla, e lasciarla vivere. L’afflizione, nella quale passerà il resto de’ suoi giorni, dopo la perdita dei suoi favori, le saranno bastante supplizio. —

«Il sultano di Persia rientrò in sè medesimo, e ben vedendo l’ingiustizia ch’eravi a condannare a morte la sultana pe’ suoi aborti, quand’anche fossero stati veri, com’ei falsamente credeva: — Viva dunque,» disse, «se così è! Le dono la vita, ma a tal condizione che le farà desiderare la morte più d’una volta al giorno. Le si costruisce un casotto di legno alla porta della moschea principale, con una finestra sempre aperta; vi sia rinchiusa con un abito