Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/88

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«Un giorno, che i due giovani trovavansi alla caccia, e Parizade era rimasta in casa, venne a presentarsi alla porta una vecchia divota musulmana, e pregò le fosse permesso di entrare per far preghiera, essendone l’ora. Si andò a chiederne licenza alla padrona, ed essa comandò che la facessero entrare e le insegnassero l’oratorio, di cui il defunto intendente aveva avuto cura di decorare la casa, atteso la mancanza di moschee nel vicinato. E comandò pure che quando la divota avesse fatto la sua preghiera nell’oratorio indicatole, le si mostrasse la casa ed il giardino, e poscia glie la conducessero. La divota musulmana entrò nell’oratorio, fece la sua preghiera, e quand’ebbe finito, due donzelle della principessa, le quali aspettavano che uscisse, l’invitarono a vedere la casa ed il giardino. Essendosi essa mostrata disposta a seguirlo, la condussero d’appartamento in appartamento, ed in ciascuno esaminò ogni cosa come donna che s’intendeva di addobbi e della bella disposizione di cadauna camera. La fecero pure entrar nel giardino, il cui disegno fu da lei trovato sì nuovo e ben inteso, che non cessava dall’ammirarlo, dicendo che chi avealo fatto disporre, doveva essere maestro eccellente nell’arte. Da ultimo fu condotta davanti alla principessa, che l’attendeva in un salone, il quale superava in bellezza, ordine e magnificenza quanto aveva prima ammirato negli appartamenti.

«Appena la giovane vide entrare la divota: — Avvicinatevi, mia buona madre,» le disse, «venite a sedermi vicino. Son lieta della ventura che l’occasione mi presenta di approfittare alcuni momenti del bell’esempio e della grata conversazione d’una persona come voi, che ha preso la buona strada dedicandosi a Dio, e che tutti, se fossero saggi, dovrebbero imitare. —

«La divota, invece di salire sul sofà, voleva se-