Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/94

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che vi assentiate di casa per tanto tempo, voi che ne siete il capo e l’appoggio, e prego mia sorella ad unirsi a me per indurvi ad abbandonare il vostro pensiero, accontentandovi che questo viaggio lo faccia io: spero disimpegnarmi non men bene di voi, e la cosa sarà meglio nell’ordine. — Fratello,» riprese Bahman, «sono persuasissimo della vostra buona volontà, e che non men bene di me vi disimpegnerete del viaggio; ma è cosa risoluta: lo voglio far io, e lo farò. Voi rimarrete con nostra sorella, e non è bisogno che ve la raccomandi. —

«Passò quindi il resto del giorno a provvedere ai preparativi del viaggio, ed a farsi ben istruire dalla principessa degl’indizi dati dalla divota, onde non traviare dal retto cammino.

«Alla domane di buon mattino, Bahman salì a cavallo; Perviz e la principessa Parizade, che aveano voluto vederlo partire, lo abbracciarono, augurandogli buona fortuna; ma in mezzo ai teneri saluti, la principessa si ricordò d’una cosa che non erale prima venuta in mente.

«— A proposito, fratello,» gli disse, «io non pensava alle disgrazie, cui si va esposti nei viaggi! chi sa se potrò rivedervi mai più? Smontale, ve ne scongiuro, e tralasciate questo viaggio: preferisco privarmi della vista o del possesso dell’uccello che parla, dell’albero che canta e dell’acqua gialla, piuttosto che correre il rischio di perdervi per sempre.

«— Cara sorella,» rispose il principe Bahman, sorridendo della subitanea paura di Parizade, «la mia risoluzione è presa, e quando pure nol fosse, la prenderei ancora, e voi mi permetterete di eseguirlo. Le disgrazie de’ quali parlate non accadono che agl’infelici. Vero è che posso essere di tal numero, ma posso anche essere degli avventurati, che sono in numero molto maggiore degl’infelici. Siccome però gli eventi sono