Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/97

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l’albero che canta e l’acqua gialla. So che queste tre cose sono in qualche luogo di codesti contorni; ma ignoro il sito dove precisamente si trovano. Se lo sapete, vi scongiuro d’insegnarmene la strada, affinchè non isbagli e non perda il frutto del lungo viaggio da me intrapreso. —

«Il principe, a misura che progrediva in quel discorso, notò che il dervis cambiava colore, abbassava gli occhi e prendeva una grande serietà, tanto che, invece di rispondere, rimase in cupo silenzio. Ciò costrinse il giovane a ripigliare la parola. — Buon padre,» proseguì, «parmi che m’abbiate inteso. Ditemi se sapete dove sia quello che cerco, oppure se lo ignorate, affinchè, senza perder tempo; me ne informi altrove. —

«Il dervis ruppe finalmente il silenzio.

«— Signore,» disse a Balaman, «la strada che mi demandate, m’è nota; ma l’affetto che, appena vi vidi, ho concepito per voi, e che fecesi più forte pel servizio che mi rendeste, mi tiene ancora in sospeso di sapere se debba concedervi la soddisfazione che bramate. — Qual motivo può trattenervene,» chiese il principe, «o qual difficoltà trovate a darmela? — Ve lo dirò,» rispose il dervis; «ed è che il pericolo al quale vi esponete è maggiore che non crediate. Altri signori, in gran numero, i quali non avevano minor ardire, nè coraggio minore di voi, sono passati di qui, facendomi la stessa vostra domanda. Dopo nulla aver tralasciato per distoglierli dal progredire più oltre, non mi vollero ascoltare: ho loro insegnata la strada mio malgrado, cedendo alle loro istanze, e posso assicurarvi che tutti hanno fallita l’impresa, e non ne vidi tornar indietro uno solo. Per poco adunque che amiate la vita, e vogliate seguire il mio consiglio, non andrete più innanzi, e tornerete a casa vostra.»