Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/108

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sue straordinarie avventure, ed accettò con gioia il tamburo magico, promettendogli di tenerlo sempre a sua disposizione, se mai ne avesse avuto bisogno.

«Quando il fortunato Azem si avvicinò al palazzo delle due sorelle, egli le vide venirgli incontro: la loro tenera inquietudine non avevanle lasciato un momento di riposo, sin dalla sua partenza per le isole di Waak al Waak. Grandi furono i loro trasporti di gioia vedendolo, ed esse condussero in trionfo i due sposi al palazzo; magnifiche feste ve li aspettavano. Azem ebbe molta pena ad abbandonare le amabili protettrici e l’incantevole luogo che abitavano.

«Bisognò alfine separarsi, il magico pallone fu offerto alle sorelle, che promisero di servirsene per recarsi a visitare qualche volta Azem e la sua famiglia, e l’ultimo addio venne profferito.

«Azem, sua moglie ed i suoi figli viaggiarono, senza fermarsi, fino a Balsora, e nulla potrebbe descrivere la gioia della madre del giovane, al rivedere un figliuolo ch’essa credeva perduto per sempre, e che piangeva da tanto tempo. L’effetto di quella letizia fu tale che, divenuta cieca pel continuo piangere, ricuperò la vista, che tutti gli sforzi dell’arte non avevano potuto renderle. Questo fausto avvenimento fu risguardato come un miracolo, e la fama ne pervenne sino alle orecchie del califfo Aaron Alraschild, il quale, curioso di conoscere persone sì straordinarie come Azem e la principessa di Waak al Waak, li mandò a complimentare, come già aveva fatto tutta la città. Il califfo fece, nel medesimo tempo, pregare Azem di presentarsegli, e condurre sua moglie dalla principessa Zobeide, che bramava ardentemente di vederla: Azem obbedì. Appena fu davanti al Commendatore dei credenti, inchinossi profondamente, ed il principe avendo ingiunto che si facesse venire uno de’ suoi segretari, egli cominciò la sua storia, e quel rac-