Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/111

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lezza del sito l’indusse a fermarvisi per farvi colazione. D’improvviso, uno de’ fratelli, volgendo gli occhi all’intorno, sclamò: — Per di qui è passato poco fa un camello; portava dolci da una parte, grano dall’altra. — È vero,» rispose il secondo, «ed era guercio. — Certo,» soggiunse il terzo, «ed inoltre non aveva coda.» finivano Appena tali osservazioni, quand’ecco accorrere il padrone dell’animale, che li accusa di averglielo rubato. — Noi non abbiamo veduto, nè toccato il vostro camello,» risposero i principi. — Per Dio,» replicò quegli, «niuno fuor di voi può averlo preso, e se non volete restituirmelo, corro ad appellarmi al sultano. — Ebbene,» soggiunsero i fratelli, «andiamo pure. —

«Giunti al palazzo, i tre fratelli furono subito annunziati ed ammessi all’udienza del principe; il padrone del camello, presentatosi con loro, sclamò entrando: — Sire, questi uomini, per propria confessione, hanno veduto il mio camello, avendo fatta la descrizione più esatta e fedele dell’animale e del carico che portava.» Ed in appoggio del suo riclamo, riferì al sultano i discorsi de’ tre fratelli; — Dice egli la verità?» chiese il Commendatore de’ fedeli. — Sire,» risposero i principi, «noi non abbiamo veduto il camello; ma mentre riposavamo sull’erba, abbiamo per caso notato che parte soltanto del pascolo era stato pasciuto, d’onde concludemmo ch’egli doveva esser guercio, se l’erba non era stata mangiata se non da un sol lato. Osservammo poscia che lo sterco trovavasi raccolto in un sol mucchio, e da ciò pensammo che doveva aver tagliata la coda, avendo questi animali l’abitudine, scuotendola, di sparpagliare gli escrementi. Infine, nel luogo dove erasi coricato, scorgemmo gran numero di mosche, ma soltanto da una banda, e ne traemmo la con-