Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/112

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seguenza che uno dei suoi panieri dovesse contener dolci, e grano soltanto nell’altro.» Sorpreso il sultano del loro spirito, disse al reclamante: — Amico, vattene a cercare il tuo camello deve potrai, poichè le osservazioni degli accusati non provano che abbiano commesso il furto, ma dimostrano un sano criterio ed una penetrazione poco comune1. —

«Dopo tal decisione, la quale non soddisfece niente affatto il padrone del camello; il sultano ordinò di preparare pei principi sfarzosi appartamenti, e trattarli coi riguardi dovuti al loro grado.

«Alla sera, servita la cena, avendo il maggiore preso un pane, osservò che quello doveva essere stato fatto da qualche persona ammalata; il secondo, gustata carne di capretto, sclamò: — Questo capretto fu allattato da una cagna. — Certo,» uscì a dire il terzo, «il principe che ne riceve non discende da stirpe reale.» A codest’ultime parole, il sultano, il quale li stava ascoltando da una stanza vicina, entrò precipitosamente, e chiese ai tre fratelli i motivi che inducevanli a tenere simili discorsi. — Informatevi su tutto ciò che avete inteso,» risposero i principi, «e vedrete che non abbiamo detto nulla che non sia vero. —

«Ritiratosi il sultano nel suo harem, seppe che la donna, la quale aveva impastato il pane, era infatti ammalata. Mandò poi a cercar il pastore, il quale gli confessò che essendo morta la madre del capretto, lo aveva fatto allattare da una cagna. Sorpreso ed inquieto a sua volta delle parole dette dai principi

  1. Non era questa novella probabilmente ignota a Voltaire quando compose il suo Zadig. Egli è infatti nella medesima guisa che vengono da Zadig conosciuti il cavallo del re e la cagna della regina di Babilonia, e ch’ei li giustifica davanti al grande Desterham dell’accusa contro di lui intentata di averli rubati.