Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/202

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ticolare sollecitudine, e quella che avea perduto l’augello, domandò alle compagne qual de’ due fosse il loro marito. — Nè l’uno, nè l’altro,» risposero queste, protestando che l’avvenenza e l’aria piena di nobiltà del giovine, lo rendevano superiore d’assai a que’ due signori. I sultani fecero la medesima interrogazione alle loro figliuole, e n’ebbero la stessa risposta.

«Domandarono dunque al padre dei principi se non avesse alcun altro figliuolo; ed egli, risposto d’averne un terzo, ma che da molto tempo avealo allontanato, colla madre, dalla sua presenza, vivendo ambedue fra gli schiavi della reggia, mostrarono i sultani desiderio di vederlo, e tosto il giovane comparve coperto d’abiti grossolani; ma le due principesse lo riconobbero al primo sguardo, sclamando: — Ahi eccolo! è desso il nostro caro sposo!» Abbracciaronlo i sultani e lo fecero condurre dalle figliuole, le quali precipitaronsi nelle sue braccia coi trasporti della più vìva tenerezza, mentre la terza fanciulla, col viso coperto dal velo, si prosternava a lui davanti, baciandogli la mano.

«Dopo iscena sì commovente, il giovane tornò dai tre sultani, i quali, ricevutolo con tutti i riguardi, lo fecero sedere. Suo padre non poteva credere a’ propri occhi; ma il suo stupore raddoppiò allorchè vide il principe volgersi ai fratelli, e dir loro con voce alta ed animata: — Chi di voi fu primo a trovare la collana di perle e di smeraldi?» Nessuno rispose. Il giovane continuò: - Chi di voi, sostenuto dal proprio coraggio e dalla sua fiducia nell’Onnipossente, uccise il mostro feroce ed atterrò l’elefante? Chi di voi ha osato penetrare nel palazzo de’ leoni, e rapirne la gabbia e l’uccello? Quando ambedue vi precipitaste vilmente su di me, quando mi strappaste il frutto delle perigliose mie fatiche, avrei potuto combattere e vincervi; ma preferii attendere il