Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/263

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soli a Sind, essendo la donzella incapace di sostenere le fatiche di sì rapido viaggio; ma che, per metterla fuor di pericolo, le schiavo direbbero al sultano essersene ella fuggita col suo diletto, sperando che, a tal nuova, ei si porrebbe ad inseguire il principe senza poterlo raggiungere. E fu parimenti deciso che Gioseffo, giunto in patria, manderebbe a Mir Gyhane un' ambasciata per annunziargli il suo matrimonio colla di lui figliuola, e domandargli perdono insieme al permesso d’andar ad ossequiarlo come genero. Riuscì lo strattagemma, ma nessuna precauzione potè impedire l’adempimento della profezia fatta al nascer della principessa, che sarebbe, cioè, cagione dell'onta e della morte del padre.

«Mir Gyhane giunse alla cittadella poche ore dopo Gioseffo, e seppe dalle donzelle di Haifa che questa lo aveva accompagnato nella fuga. A tal nuova, il sultano furibondo, strascinato dalla maligna sua stella, e senza fermarsi ad esplorare il palazzo entro al quale stava nascosta la figlia, corse a raggiungere le truppe accampate sul margine del lago, e si mise in traccia del principe di Sind. Invano il vecchio padre di Gioseffo spedì al sultano Mir Gybane un’ambasciata; questi penetrò sul territorio nemico, mettendovi tutto a fuoco ed a sangue, ricevette l’ambasciatore con insultante fierezza, e gli comandò di tornare al suo padrone ed annunziargli che non mai perdonerebbe il disonore della propria figliuola; che aveva fatto solenne giuramento di distruggere il regno di Sind, arderne la capitale, e dissetarsi nel sangue del sultano e di suo figlio. La qual minacciosa risposta più non lasciò al sultano ed a Gioseffo altro partito fuor di combattere l’accanito nimico. Radunate pertanto le schiere, marciarono contro a Mir Gyhane, e lo disfecero, dopo ostinatissimo combattimento, nel quale egli perdette la vita.»