Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/264

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NOTTE DXCVI

— Dopo la battaglia, Gioseffo trattò i vinti con umanità, e fece imbalsamare il corpo del misero re, che fu con religiosa pompa trasportato, su magnifica lettiga, seguita da numerosa scorta, alla capitale di Hind, e deposto, con tutte le cerimonie funebri convenienti al grado del defunto, in un superbo mausoleo da lui fatto erigere secondo l’uso de' monarchi d’Oriente. Il principe in pari tempo scrisse lettere di condoglianza alla madre di Haifa, nelle quali deplorava la sorte di quel principe, a cui era stato costretto, contro sua volontà, di resistere colle armi in pugno, partecipandole inoltre il violento suo amore per la di lei figliuola, e soggiungendo, che la mano della sua diletta era l’oggetto de’ suoi più cari voti, poichè tal modo lo avrebbe messo in grado, di consolare nella sua disgraziata madre dell’amante. La sultana, che già sapeva la vittoria decisiva dell’avversario, come anche la morte dello sposo, e la quale, lungi dal calcolare sopra una condotta sì generosa, attendersi di vedere l’irritato vincitore assediare la sua capitale, trovò qualche sollievo alle proprie pene nella speranza di prevenire la ruina de’ popoli, ed acconsentì alle nozze d’Haifa e di Gioseffo. Dietro quindi la favorevole sua risposta, il principe recossi subito alla cittadella del lago, e condusse alla capitale di Hind la vezzosa prigioniera, non meno impaziente di suggellare la loro unione; allo spirare del tempo stabilito pel duolo, gli sponsali furono celebrati con tutta magnificenza in mezzo alle unanimi acclama-