Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/280

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e quando la vedeva, cercava dipingerle la sua passione coi cenni più espressivi. Per qualche tempo, la dama si divertì di quel ridicolo maneggio; ma alla fine stancossi d’uno scherzo che avea creduto di poter sin allora autorizzare, e che più non le permetteva di venir neppure a prender aria al balcone. Pertanto risolse di punire l’amoroso sarto della sua presunzione, e costringerlo a lasciare la botteguccia.

«Fatte a tal proposito le sue disposizioni, un giorno che il marito era uscito di casa per alcune ore, invitò il sartore a venir a prendere con lei il caffè. Il felice amante, tutto giulivo, baciò le mani alla schiava che gli recò l’avventurosa notizia, le diede dieci pezze d’oro e le sciorinò alcuni pessimi versi che la sua padrona avevagli ispirati; poi, rivestitosi degli abiti più belli, e messosi il turbante con tutta la possibile eleganza, corse, ebbro di gioia, a casa della dama. Trovavasi costei seduta sur una ricca poltrona, e rialzando in aria graziosa il velo, fece la miglior accoglienza all’illuso, il quale non seppe trovare espressione bastante per dipingerle la propria gratitudine. Invano lo invitò ella a sedere; intimidito, non osava più lasciare l’estremo lembo del tappeto. Si portò il caffè, e glie ne fu presentata una tazza; ma non essendo uso a tanta magnificenza ed a tali maniere, siccome tenea gli occhi costantemente fissi sulla dama con una specie di stupore, in vece di portarsi il caffè alla bocca, urlò nel naso, e se lo versò sugli abiti. Sorrise la dama, e fe’ recare un’altra tazza; ma mentre egli sforzavasi a bere con maggior calma e sangue freddo, si udì bussare con forza alla porta. — Cielo!» gridò la dama con agitazione; «è mio marito! se ci trova insieme, ci sagrifica senz’altro al suo furore.» Il povero sarto, spaventato, ebbe a perderne i sentimenti, talchè la dama e la schiava gli dovettero gettare in volto acqua fredda,