Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/437

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abita qui vicino, il quale, saggio venerabile, può scongiurare gli spiriti ed i geni, e per la potenza de’ suoi scongiuri sottomette tutti gli spiriti, gli animali, gli uomini ed i demoni. Io medesimo sono costretto ad obbedire al suo potere dopo ch’ebbi la temerità di volermi ribellare contro Salomone, e nulla v’ha al mondo che non sia da quel solitario conosciuto. Se pianta in terra il bastone, germoglia sull’atto, e per la potenza delle magiche sue parole produce frutti. In somma, è il maggiore de’ maghi, e voglio mandarvi da lui. —

«Il re Scimer fece salire l’ospite sur un enorme uccello che aveva quattro ali, lunga ciascuna trenta e più braccia, e con due piè d’elefante; non volava che due volte l’anno, ed ogni giorno mangiava due asini dell’Irak. Il mostro ricevette il principe sul dorso, e lo trasportò sul monte dove vivea il mago Yagmus. Appena Giansciah vi fu giunto, fece la sua preghiera, e gettossi appiè del dervis, il quale impegnò il principe a raccontargli la sua storia. Terminata che l’ebbe, il mago gli disse: — È maravigliosa, figlio mio, maravigliosissima; ma in tutto il tempo della mia vita non ho mai udito parlare del palazzo di Diamanti: eppure io esisto sin dal tempo di Noè, ed ho regnato sugli animali, i geni e gli uccelli sino al tempo di Salomone. Attendete l’assemblea generale dei geni, de’ quadrupedi e degli uccelli che adunansi presso di me una volta all’anno; forse, interrogandoli, sapranno dirci qualche cosa intorno a questo palazzo.» Il giorno arrivò; il dervis e Giansciah stancarono di domande l’assemblea, ma nessuno aveva udito parlarne; laonde il giovane, più afflitto che mai, versava lagrime a torrenti.

«Un giorno che stava seduto vicino al dervis, ecco fermarsi a’ piedi del vecchio un uccello nero di prodigiosa grossezza, e la prima interrogazione che