Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/508

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Dio, ed Abramo è il diletto di Dio!» Pronunziata tal formola, tornarono alla loro tribù, alla quale annunziato l’islamismo, convertirono così alla vera fede gli adoratori del fuoco.

«Tornati poscia con tutta la tribù a baciare le mani a Gharib, gettaronsi a’ suoi piedi per riceverne gli ordini e rendergli omaggio.

« — Andate, » loro diss’egli, «andate tutti alla valle de’ Fiori, dove troverete il gigante della montagna, Lasussa, figliuolo di Scedid. S’ei vi facesse ostile accoglienza, proferite la vostra professione di fede, e non avrete più nulla a temere da parte sua.» Fecero essi quello che Gharib aveva loro ingiunto; il gigante della montagna li richiese che cosa cercassero; narrarongli essi la loro avventura, e subito il gigante assegnò per loro dimora un sito amenissimo della valle dei Fiori.

«Nel frattempo, Gharib proseguiva la sua strada colla principessa di Persia. Aveano già viaggiato cinque giorni, allorchè videro un gran turbinio di polvere: erano mille dei cavalieri spediti dal re in cerca della figliuola. Tosto Gharib fece innalzare le tende per ricevere il capo di quella schiera, che venne a render omaggio alla principessa, ed a cui ella raccontò come fosse stata rapita dal gigante, il quale però erasi comportato verso di lei con tutti i riguardi, e liberata in fine da Gharib.

«Toman (così chiamavasi il capo di quella truppa) baciò le mani ed i piedi a Gharib, e lo pregò di permettergli di precederlo ad Isfahan ad annunziare al re la lieta notizia. Partì adunque, e gettatosi a’ piedi di Scebur, questi svenne per la gioia, nè rientrò in sè se non dopo che l’ebbero spruzzato con acqua di rose. Si fece poi narrare minutamente tutti i patimenti di Gloria-della-Corona, e quindi: — Aimè! povera figlia!» sclamò; «è un’eroina! È uscita