Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/568

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certo li equivaliamo per talento, restiamo nella nostra miseria senza che alcuno ci badi.» Tali parole fecero profonda impressione su Detileh e sul marito di lei, stato un tempo a’ servigi del vicerè. Avevano pure, oltre a Zeineb, un’altra figliuola maritata, il cui figlio chiamavasi Ahmed-al-Lakit.

«Detileh era una vera strega in fatto di furberie e di furti; il serpente non è più scaltro ch’ella non fosse, ed il diavolo istesso avrebbe potuto andare a scuola da lei. Suo padre era stato in altri tempi direttore della posta de’ colombi, carica che gli aveva recato non solo stipendi vistosi, ma anche gran considerazione per parte del califfo; il che accrebbe tanto più il dispetto che provavano Delileh e la figlia dell’innalzamento dei due ladroni ad impiego sì lucroso. — Ebbene, madre,» disse Zeineb a Detileh, «se fa d’uopo di sola destrezza per ottenere un buon salario, ne avremo anche noi di certo; non occorre che di far qualche cosa acciò tutta Bagdad parli di noi. — Hai ragione, figlia mia,» rispose Detileh; » ma è difficile trovare qualche astuzia che superi quelle di Ahmeded-Deouf e di Sciuman, due ladri matricolati. Pure la vedremo: proviamoci.» Sì dicendo, si vestì da vecchia, indossò un abito di lana con larga cintura della medesima stoffa, e presa la brocca d’un bacile da lavare, collocò nel collo dei vaso tre pezze d’oro che stavano attaccate con un filo al coperchio; poi si munì d’una grossa corona e d’una specie di taglia, dove fece segni gialli, rossi e verdi. In tal acconciatura percorse la città, recitando preci ad alta voce, e cercando gonzi per divertirsi a loro spese; giunse così infine in una larga e bella strada, dove vide una gran porta sormontata da una cornice di marmo; di sandalo era l’uscio, e munito di grossi anelli di bronzo. Era il palazzo d’uno de’ primi uffiziali della corte del califfo, l’emiro Hassan, soprannominato Malmanierato,