Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/599

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aborto! mi pagherai cara la tua malvagità.» Serik, spaventato dal preteso accidente, uscì coll’asinaio per chiedere soccorso; ma non dimenticò la borsa sulla quale, benchè correndo, teneva fissi gli occhi, e vide che l’incinta mirava a impossessarsene. — Ah! infame canaglia!» gridò tornando indietro, e lanciò con tanta forza il suo pezzo di piombo, che Alì corse gran pericolo della vita.

«Andò egli poi a raccontare a Sciuman il mal esito del suo primo tentativo, ma non rinunziò per questo all’adempimento del suo disegno. Vestissi da palafreniere, e prese in mano cinque monete, andò alla bottega di Serik per acquistar pesce. Il pescivendolo gli offrì di quelli che aveva sulla tavola. — No,» disse il falso palafreniere, «li voglio caldi.» Serik si allontanò per riaccendere il fuoco estinto, e nel medesimo istante il palafreniere slanciossi sulla borsa; ma il cordone di seta, al quale stava appesa, corrispondeva a un campanello, che, appena l’ebbe toccato, si fece udire. Allorchè Serik, il quale stava in fondo alla bottega, udì il segnale, gettò al palafreniere un vaso di piombo, che colui schivò per fortuna, e vedendosi di nuovo scoperto, si diede a precipitosa fuga. Il vaso destinato al palafreniere, andò a colpire in un servizio di porcellana portato in testa da un uomo che passava allora dinanzi alla bottega del pescivendolo; l’uomo e le porcellane appartenevano al cadì della città. Subito una quantità di gente gli si affollò intorno, gridando: — Serik, Serik, questa volta la vostra borsa non vi porterà profitto; il giudice vi farà sputare gl’interessi col capitale che contiene. — Alì però non aveva perduto il coraggio. Si travestì da giocatore di bussolotti e tornò alla bottega di Serik, dove fatta una moltitudine di giochi, lasciò poi andare due serpenti che teneva chiusi in un sacco. Stan-