Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/612

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che in Dio!» sclamò egli.«Oggi una fatalità straordinaria mi perseguita; ma tutto accade per volere di Dio, e mi sottopongo alla sua volontà.» Presa quindi una corda, legò la scimia ad un albero, dandole alcune percosse, come per esalare il malumore che sentiva. — Califfo,» gli disse la scimia, «ti prego di non battermi; lasciami legata come sono: getta un’altra volta le reti, confida in Dio, ed egli verrà in tuo soccorso.» Il pescatore gettò dunque di nuovo le reti, e trasse dall’acqua un’altra scimia cogli occhi pieni di kohol; aveva dipinte le sopracciglia e l’unghie, ed era vestita d’un abito magnifico. — Lode a Dio che popolò il fiume di scimie!» disse Califfo. Poi, accostandosi alla prima: — Ecco dunque,» le disse, «la felicità che mi ripromettevi; ma aspetta che vengo a ringraziartene.» Si dicendo, diè di piglio ad un grosso bastone. — Grazia! grazia!» gridò l’animale; «te ne scongiuro per la mia compagna, che può concederti tutto ciò che puoi desiderare.» Il pescatore depose il bastone, ed accostossi alla scimia. — Le tue parole,» gli disse questa, «non conducono a nulla; vuoi diventar ricco? obbedisci; getta ancora le reti, e fa quello che son per dirti.» Califfo gettò le reti, e poco dopo tirò in terra una terza scimia vestita di rosso e turchino, colle sopracciglia e gli occhi tinti, e che portava anelli alle mani ed ai piedi. — Oh!» sclamò il pescatore, «per questa volta sei l’ultima che traggo dall’acqua. Pure, sia lodato Iddio che trovo scimie invece di pesce! Ma chi sei tu, miserabile? — Come!» riprese la bestia, «non mi conosci? Sono la scimia del banchiere ebreo Ebisaadet, al quale somministro cinque zecchini mattina e sera. — Sciagurata» gridò il pescatore, tornando alla prima scimia e bastonandola; «tutto ciò proviene dal cattivo consigiio che mi hai dato, e che mi fa morire di fame, — Calmati,» disse la terza