Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/634

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va, chiamata Hubab, di spiarne i passi. Avendola Mesrur veduta, le chiese perchè lo seguisse; confessatagli dalla schiava la verità, egli dal canto suo le confidò di essere alla disperazione, non sapendo in qual maniera procacciarsi l’occorrente. La schiava, commossa delle sue lagrime, gli promise di far tutto il possibile per far riuscire presso Zein-al-Mevassif i suoi progetti.

«Tornata dalla padrona, le parlò di Mesrur e le disse, ed era vero, che non gli restava più nulla. Zein-al-Mevassif, riflettuto un istante, scrisse al giovane di non darsi il disturbo di portare il prezzo della partita di scacchi, ed aggiunse che venisse egualmente alla sera, che tutto gli sarebbe restituito, e di più che avrebbe giocato con lui un’altra partita.

«Hubab, cui la padrona incaricò di portare il biglietto, trovò Mesrur tutto in pianto e gemente sulla misera sua sorte; ma quella grata novella fece balzar d’improvviso dalla disperazione alla gioia più viva.

«Zein-al-Mevassif, postasi alla toletta, indossò una veste ricamata d’oro, e si pose in capo una lamina d’argento per sostenere un ricco diadema di perle, che per di dietro formava un nodo, i cui capi, ciascuno adorno d’un rubino di straordinaria grossezza, ricadevano sulle spalle di maraviglioso candore; i leggiadri suoi capelli neri erano profumati d’ambra e di muschio. — Dio vi mantenga così, e vi preservi dagli sguardi dell’Invidia1» le disse Hubub,

  1. La credenza all’occhio della Malignità o dell’Invidia, il cattiv’occhio degl’Italiani, è sparsa per tutto l’Oriente, ma specialmente in Turchia. Nondimeno, l’antichità di tale credenza indurrebbe a credere che gli Orientali l’avessero piuttosto ricevuta che trasmessa. Tale superstizione esiste parimenti presso i montanari scozzesi e gli abitanti di Cornovagila. Trovasi pure nell’Illiria e nella Dalmazia, come si può vedere da una gro-