Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/637

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carsi con lui, offrendogli colori a buon mercato. Il marito di Zein-al-Mevassif rimase sì contento del procedere del mercante, che gli propose, qualche giorno dopo, d’associarsi insieme, se aveva sufficienti capitali. Acconsentì il giovane, e compilato l’atto di società, alla sera lo sposo di Zein-al-Mevassif condusse a casa il nuovo socio, e come tale volle presentarlo alla moglie, la quale non capiva in sè per la gioia, sapendo ch’esser non poteva se non il suo amante, e fece portare sull’istante da cena. — Vieni,» le disse il marito, «a complimentare il mio socio. — Come!» gridò essa, «io, io farmi vedere da un forastiero! Dio me ne liberi! mi lascerei tagliare a pezzi! — Che vergogna fuor di luogo!» ripigliò il marito; «è un cristiano, e noi siamo ebrei: la tua dilicatezza è eccessiva. — Che esigi da me?» tornò ella a dire; «che mi scopra il volto davanti ad uno straniero, io che mi vergognerei di comparire così anche dinanzi a te medesimo?» Giubilò il marito di avere una moglie sì casta e virtuosa. Zein-al-Mevassif si fè trascinare a forza per andar a salutare il socio di suo marito. Fece Mesrur perfettamente la sua parte, chinando gli occhi, nè osando rimirare l’amata. Si posero a tavola, e finito il pasto, il socio se ne andò, provando un segreto dispetto di lasciare la sua bella sola col marito. Questi in breve concepì qualche sospetto. C’era in casa un uccello che amava Mesrur come un’antica conoscenza, mentre più non riconosceva il suo padrone, che una lunga assenza gli aveva reso affatto straniero. Il Giudeo stette attento, ed estremo ne fu il dolore quando intese sua moglie, che dormiva nello stesso letto, non parlare ne’ suoi sogni che di Mesrur. Non disse nulla, ed invitato il socio a cena per la domane, lo condusse a casa, e disse alla moglie di venir a salutare l’ospite. — Dispensatemene, ve ne prego,» rispos'ella; «che ho io a fare e con questo stra-