Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/638

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niero?» In somma, fu d’uopo condurla di nuovo per forza alla cena.

«L’uccello fe’ mille carezze a Mesrur, nè riconobbe il padrone; condotta che rafforzò i sospetti dell’Ebreo, viemaggiormente confermati dai teneri sguardi che sorprese tra i due amanti. — Esco un istante,» disse, «per andar a trovare i miei parenti, e presentarvi come mio socio.» Ciò detto, si allontanò; ma invece d’uscire di casa, salì, per una scala segreta, in un gabinetto ov’era una finestra ingraticciata che guardava nella sala in cui trovavansi i due amanti, e per cui poteva, senza essere veduto, vedere tutto ciò che vi si faceva. Zein-al-Mevassif, chiamata la schiava, le comandò di chiudere la porta ed avvertirla se il marito tornasse. Poi, presa una tazza, e facendo sciogliere in acqua di rosa un po’ di muschio, si alzò e bevve alla salute di Mesrur. — La saliva della tua bocca,» gli disse, «è più dolce di questo liquore.» Allora gli sparse addosso l'essenza di rosa, ed il marito, il quale aveva tutto veduto, poco mancò non iscoppiasse dal dispetto e dalla gelosia; discese subito e trovò chiusa la porta della sala. Venuta la schiava ad aprirgli, il povero marito entrò con volto ridente, e celando il meglio che potè l’ira sua, invitò Mesrur, con molta gentilezza, a tornar a visitarlo. In tale circostanza non sapeva qual partito prendere. Doveva trattare come se non avesse nulla scoperto? avrebbe fatto comprendore alla moglie d’essere istruito della sua condotta? Cotale alternativa lo gettava in un mare di perplessità. Infine si decise ad allontanarla dall’amante, facendola viaggiare. Le mostrò una lettera supposta, nella quale un suo parente lo pregava di recarsi da lui per finire un affare urgente. — Quanto tempo starai lontano, mio diletto?» gli chies’ella. — Almeno dodici giorni,» egli rispose. — Ah! che lunga assenza! il tuo viaggio m’immerge nella disperazione.