Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/639

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— Non affliggerti così, tenero oggetto dell’amor mio,» disse il marito; «verrai con me, se lo brami, ed ho già dato gli ordini necessari per la partenza. —

«Quella nuova fu un colpo di fulmine per Zein-al-Mevassif; ne fece all’istante avvertito Mesrur, e seco lui divise il timore che il marito non avesse formato il disegno di dividerli per sempre. Fece ella ogni sforzo per impedire quel viaggio, ma non avendovi potuto riuscire, fe’ imballare tutti i suoi oggetti, e non avendo avuto modo di parlare al giovane, prese una penna e scrisse sulle pareti e sulle porte versi ch’erano altrettanti dolorosi saluti al suo amante.

«Montata sul camello, si volse alla casa come per dirle addio. — Non dir addio alla nostra casa,» sclamò il marito, «che se lo permette Iddio, vi sarai presto di ritorno.» Sapeva benissimo Zein-al-Mevassif quanto poca fede prestar dovesse a tali parole, e non vide che troppo chiaramente di dover essere per sempre disgiunta dal suo caro Mesrur.

«Questi rimase oppresso da disperazione all’udire la subitanea partenza dell’amante. Sperava nondimeno di vederla a casa; ma oimè! allorchè vi giunse, ella era già partita. Percorse tutti gli appartamenti, e giunto alla porta ove lesse le iscrizioni, cadde svenuto.

«Ripresi i sensi, si accinse a seguire le tracce del camello che portava la sua diletta, e raggiunse la caravana alla testa della quale procedeva il marito di Zein-al-Mevassif, mentre questa ne chiudeva la marcia. Abbracciò Mesrur la lettiga, vi si attaccò, ed espresse l’amor suo coi più appassionati discorsi. — Per amor del cielo, allontanatevi,» gli disse la donna, «prima che mio marito si accorga di voi.» Ma tali parole non gli fecero veruna impressione, e non cessando dal seguire la lettiga, esalava l’ardore della passione in teneri lamenti.

«Alla fine, la donna ottenne colle sue preghiere e