Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/643

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butterò giù la porta e vi condurrò davanti al cadì. — Come,» aggiunse Zein-al-Mevassif, «come oserei comparire alla sua presenza con quest’abito di crini che puzza di zolfo? — Pazzie!» ripigliò il sergente; «il giudice non vi baderà: venite pure. —

«Aperta la porta, il sergente tolse a Zein-al-Mevassif i ferri, e la condusse dal cadì. Colà, sbarazzatasi del vestito di crini, si pose nel bagno per iscancellare le vestigia che quelle grossolane vesti aveano lasciate sul suo corpo dilicato, ed indossò un magnifico abito di seta. Fortunatamente per lei, suo marito era quel giorno stato invitato da un amico; di modo che ebbe tutto il tempo di fare la sua toletta e comparire dinanzi al cadì che l’accolse benissimo. Gli raccontò dunque le violenze del consorte e la bella condotta del sergente. Il cadì poi le chiese se il Giudeo le fosse marito, e di qual religione. Rispose non essere con lui maritata, e che professava l’islamismo; fece quindi la sua professione di fede davanti al giudice, il quale la richiese perchè si fosse attaccata ad un Ebreo. — Dovete sapere, giudice dei credenti,» rispos'ella, «che mio padre aveva affidato a questo Ebreo quindicimila pezze d’oro per un traffico che facevano assieme. Morto mio padre, il Giudeo volle forzarmi a sposarlo ed abbracciare la sua religione. Irritato de’ miei ostinati rifiuti, disparve col denaro che aveva in mano: io ne seguii le tracce, e finalmente lo scopersi nella città di Aden. Chiestogli allora conto del mio denaro, mi rispose che lo aveva impiegato nel commercio: in pari tempo s’impadronì di me, mi caricò di catene, e da quel tempo non cessò di aggravarmi di maltrattamenti.» Il giudice poi domandò alla schiava Hubub se Zein-al-Mevassif fosse sua padrona e dicesse la verità; la schiava confermò quanto aveva detto la padrona, sicchè il cadi giurò di liberarla e farle restituire il suo