Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/644

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peculio. Invaghitosi di lei, le propose la sua mano; la donna, guardandosi bene dal ricusare, gli disse che ogni cosa si accomoderebbe meglio alla domane.

«All'uscir dalla casa del cadì, Zein-al-Mevassif si recò presso il cadì d’un altro quartiere della città, al quale raccontò la medesima storia; e siccome questi non si mostrò meno del primo innamorato delle sue attrattive, promise anche a lui la mano. E lo stesso fece con due altri cadì, a tutti dando convegno in casa sua pel giorno appresso. I quattro magistrati, accompagnati da’ cancellieri, recaronsi allora indicata alla dimora di Zein-al-Mevassif, che li accolse con grazia indicibile. Ciascuno le intimò di mantenere la promessa fatta di sposarlo; ma essendo ciò impossibile, se ne partirono tutti com’erano venuti. Allora Zein-al-Mevassif scrisse a Mesrur una lettera nella quale gli riferiva tutto ciò ch’era accaduto, e poi: — Prendi questa lettera,» disse ad Hubub, «e conservala sinchè si presenti l’occasione di spedirla al suo destino. —

«In quel frattempo, tornò l’Ebreo che aveva passata la notte fuor di casa. — Oh! oh!» disse, «eccovi allegro e di buon umore! Vi sono certo capitate nuove di Mesrur che v’hanno spianata la fronte! Ma vedremo a che cosa ciò vi servirà. — Noi non attendiamo soccorso che da Dio,» rispose la donna; «fu egli che mi liberò da’ miei ferri, e mi libererà da tutti quelli de’ quali mi potreste caricare. Domani compariremo amendue davanti al giudice. —

«Il Giudeo uscì per andar a prendere nuove catene, e Zein-al-Mevassif, dal canto suo, corse dal giudice per mettersi sotto la di lui protezione. Il cadì mandò quattro arcieri per impadronirsi dell’Ebreo, e questi lo trascinarono dinanzi al giudice, battendolo per via. — Guai a te, nimico di Dio,» gli disse il cadì. «Perchè hai tu strappata questa donna dalla sua patria, dopo averla precipitata negli errori d’una