Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/650

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che la preda non gli sfuggisse; quindi, slanciatosi sul sorcio, e pigliatolo, divertivasi a farlo passare da una zampa all’altra. «-«Deve sono le vostre promesse ed i giuramenti? gridò il sorcio. Aveva ben ragione chi disse che fidarsi del suo nemico è lo stesso che correre alla propria perdita: nondimeno, ripongo in Dio la mia speranza.» Nel medesimo istante, passò un cacciatore con due cani: udendo rumore nel buco, il cane vi spinse il muso, e latrando con tutta forza, diede un morso mortale al gatto nel momento in cui stava per divorare il sorcio... Così, gran re,» proseguì l'interprete, «sarà del vostro popolo, non meglio trattato dal figliuol vostro che nol fosse il sorcio dal gatto. Ma più felice ne sarà la fine; chè finalmente rientrerà nella via della saviezza e della virtù, nella quale niuno può meglio guidarlo del vostro gran visir, il virtuoso Scimas. —

«Venti giorni dopo, una donna del serraglio si trovò incinta. Gilia fe' chiamare il gran visir e gli disse: — Avevate ragione, o visir; una delle mie donne porta in seno la prole. Pregate Iddio che sia un principe erede della mia corona, e partecipate a tutta la mia gioia ed alla mia felicità.» Scimas stava in profondo silenzio. — Perchè,» riprese il re, «non prendete parte al mio giubilo, e restate silenzioso? — Dio prolunghi i giorni di vostra maestà!» disse il visir baciando la terra. «Non veggo in fatti perchè chi sta seduto sotto un albero fronzuto non abbia a rallegrarsi di tal ombra; e neppur veggo perchè chi incontrò una fonte refrigerante ond’estinguere la sete che lo divora, non godesse del suo incontro; ma vi sono tre cose sulle quali fa d’uopo tacere prima di conoscerne il fine. Non bisogna parlare di un viaggio prima d’esserne tornato; d’un combattimento prima che sia finito, e d’un fanciullo prima che sia nato. Allorchè se ne parla anticipatamente,