Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/651

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si suol esporsi ad inganno come quel dervis che calcolava il benefìzio del suo olio. — Raccontatemi questa storia,» disse Gilia. Ed il visir gli narrò ciò che segue:

«— Un dervis, che viveva d’elemosina, era giunto a raccogliere una brocca piena d’olio in un tempo in cui questo era carissimo, e teneva il vaso sospeso al capezzale. Una sera ch’erasi coricato con un bastone in mano, si mise a calcolare il guadagno che poteva ricavarne. «-«Lo venderò caro, dicea, e comprerò una pecora che mi farà tanti agnelli il primo anno, tanti il secondo, tanti il terzo; gli anni seguenti, gli agnelli moltiplicheranno, ed io mi troverò in istato di comprare un campo, sul quale farò fabbricare una vasta casa. Avrò gran numero di schiavi e d’animali domestici: allora sposerò la figlia di qualche ricco personaggio, e saran celebrate le nozze colla massima magnificenza. S’imbandiranno le vivande più rare ed i più squisiti liquori, e voglio che tutti, ricchi e poveri, dotti e mercanti, siano invitati: nulla vi mancherà, e si parlerà ancora lungo tempo dopo di queste nozze. Mia moglie mi darà un figlio che avrà una buona, educazione; lo istruirò io medesimo nelle scienze e nella morale: sarà un fanciullo mansueto, docile e seguirà con sommissione i consigli di suo padre; ma se sognasse di resistermi e far il cattivo, ah! come ti farei gioucare, baston mio, sulle sue spalle!» Sì dicendo, nel calore dell’immaginazione, credendo realmente di battere il figlio, il dervis colpì col bastone nella brocca, che spezzatasi, gli sparse l’olio sul viso e sulla barba... Perciò, gran re,» disse Scimas, «non bisogna parlare delle cose prima del tempo. — Hai ragione,» ripigliò Gilia; «sei veramente un abile visir ed un savio di mirabile prudenza.» Scimas baciò la terra, formando mille voti per la prosperità del monarca.