Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/665

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— Quali sono le tre cose delle quali non si può liberarsi quando lo si desidera? — La stupidità, la menzogna e la sincerità. — Qual è la bugia più innocente, benchè siano biasimevoli tutte? — Quella che impedisce un male, e dalla quale può ridondare un bene. — Qual è la sincerità men degna di lode, quantunque essa sia sempre lodevole? — La sincerità colla quale uno loda sè medesimo. —

«Avendo il re e tutti gli astanti intese le risposte del principe, piene d'una sapienza quasi incredibile, sclamarono tutti ad una voce: — Felice il popolo che sarà governato da un re sì illuminato!» Gilia riconobbe solennemente il figlio per erede della corona, e tutta la corte venne a rendere al principe il debito omaggio in tale qualità.

«Due anni dopo, Gilia fu assalito da una malattia mortale. Allorchè senti avvicinarsi l’ora estrema, fe’ chiamare al suo letto il figlio, i parenti e tutti i grandi della corte. — Sento,» disse, «che la mia morte non è lontana; ascolta, o figlio, l’ultime mie parole. Ti raccomando dieci cose che ti saranno di somma utilità in questo mondo: Se l’ira ti vuol vincere, domala. Se parli, pesa le tue parole. Se prometti alcuna cosa, mantieni la promessa. Se giudichi, sii imparziale. Se hai odio, perdona al tuo nimico. Se sei ricco, sii liberale. Se stai al disopra degli altri, tratta bene gl’infimi; se ti trovi in una classe inferiore, obbedisci a’ tuoi capi. Se puoi far del bene, non lasciartene sfuggire l’occasione. Osserva sempre le leggi, ascolta i consigli degli uomini savi e virtuosi. Dimostra indulgenza verso piccoli e grandi, e sii nella tua condotta prudente e circospetto. — «Voltosi poi agli ulema presenti, disse loro: — Vi raccomando l’obbedienza a mio figlio; poichè ora voi siete legati a lui dai medesimi doveri che sino a questo giorno aveste con me, ed egli è il vostro si-