Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/718

Da Wikisource.

304


vinato,» rispose Ibrahim, «e la mia storia è singolare; ma questo luogo non è opportuno per discorrere.» Il sartore condusse il principe in un gabinetto situato in fondo alla bottega, dove Ibrahim gli fece la sua confessione. — Ah! figlio mio,» sclamò il sartore, «custodite ben bene il segreto del vostre amore; siete perduto se aprite soltanto la bocca, chè Gemileh non vuol udir parlare d’uomini.» Ibrahim, dato un alto grido, non potè contenere i singhiozzi. — Ah!» sclamò, «avrei intrapreso sì lungo viaggio, ed abbandonata la casa paterna per nulla? rinuncerò piuttosto alla vita che rinunziare al mio disegno. — Figliuolo,» ripigliò il sartore, «ho una testa sola da esporre per voi; non ostante lo farò per compiacervi: domani potrò forse dirvi di più. — «La mattina dopo, Ibrahim, vestitosi de’ suoi più begli abiti, si recò alla bottega del sartore, portando una borsa ben guernita colla quale sperava guadagnarne l’affetto. — Andate,» gli disse il gobbo, «andate a far apparecchiare una buona colazione, ed imbarcatevi in un battello, ordinando ai barcaiuoli di condurvi ad una lega da Basra: allora vi troverete presso un vasto giardino, con una porta alla quale si ascende per parecchi gradini; è il giardino di Gemileh. Sui gradini vedrete seduto uno gobbo come me: doletevi a lui delle pese del vostro cuore; forse ne sarà commosso, e vi procurerà l’occasione di veder da lontano la donzella, chè s’ella vi vedesse, voi, io ed il portinaio, perderemmo tutti la testa. — «Ibrahim si recò sulla sponda del Tigri, e destando un battelliere addormentato: — Ecco dieci zecchini,» gli disse; «conducimi una lega sotto Basra. — Volontieri,» rispose il battelliere; «ma a condizione di non andar più innanzi, essendo vietato, sotto pena di morte, che i battelli si accostino al giardino di Gemileh.» Giunto al sito indicato, il giovane