Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/721

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glione di raso che nascondeva Gemileh a tutti gli occhi. Giunte alla porta del padiglione, aprirono le cortine della tenda, e Gemileh entrò senza che fosse possibile vedere la minima parte della sua persona,

«Le schiave si misero poi ad apparecchiare il pranzo, e per tutto il tempo che la principessa rimase a tavola, cantarono e danzarono, accompagnandosi con vari stromenti, che formavano un delizioso concerto. Presto poi alzaronsi le cortine del padiglione, e Gemileh comparve in tutto lo splendore della sua bellezza, sfavillante d’oro e di gemme: portava un diadema di perle, ed i fermagli della cintura erano formati da due grossi smeraldi.

«Allorchè Ibrahim scorse la principessa, poco mancò che nel suo turbamento non si lasciasse cadere dalla palma. Le schiave si posero a ballare, e baciarono la terra davanti a Gemileh. — Madama,» le dicevano, «permetteteci di pregarvi di danzare; non vi abbiamo mai veduta tanto allegra.» La giovane si cavò gli abiti, non tenendosi indosso se non una veste trasparente, ricamata d’oro e di porpora; talchè Ibrahim rimase sì sbalordito de’ suoi vezzi, che nella sua estasi si lasciò cadere dall’albero, e fu veduto. La principessa cambiò a un tratto di colore, ed afferrato un pugnale, comandò alle schiave di continuar a cantare, mentr’ella, col ferro in mano, inoltrò verso il luogo nel quale aveva veduto cadere il principe. Ma pervenuta abbastanza vicino per distinguerne tutta l’avvenenza, le cadde il pugnale, sclamando: — Lodato sia Iddio che muta i cuori!» Quindi, volta a lui: «Giovane,» gli disse, «rassicurati; io ti perdono. D’onde vieni,» soggiunse, «e come sei penetrato in questi luoghi?» Il principe le raccontò tutta la sua storia. — Dio! Dio!» sclamò Gemileh; e tu sei Ibrahim, figliuolo di Khasib! È per cagion tua che manifestai tant’odio contro gli uomini; chè, per-