Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/99

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NOTTE DLXVIII

— Azem non ismarrì il coraggio, e dopo una breve prece, si rimise in cammino, e giunse finalmente in un paese infestato da serpenti e dragoni mostruosi. Atterrito a tal vista, battè leggiermente sul tamburo.— Qual è questo paese?» chies’egli? — È la terra dei dragoni,» rispose la voce; e sta in guardia, e per quanto sii stanco, non fermarti in questo pericoloso paese. I geni di codeste regioni sono i più crudeli di tutti, e le loro orribili caverne piene d’animali feroci.» La voce cessò allora di farsi udire, ed Azem stimò prudente di mettersi in capo il berretto, ed attraversò quello spaventoso deserto, senza essere attaccato da alcuno de’ suoi crudeli abitanti, i cui orrendi urli gl’indussero qualche spavento. Giunse infine al lido del mare, e vide da lontano le isole di Waak al Waak, le cui montagne, d’un fosso ardente, somigliavano a nubi dorate dai raggi del sole al tramonto. Vedendole fu colpito da sorpresa e timore, ma tornando in sè: — Perchè spaventarmi?» pensò; «giacchè Iddio si è degnato di condurmi fin qui, saprà proteggermi ancora, se tale è la sua volontà.» Allora mangiò qualche frutto, e dopo una fervida prece, addormentossi sull’erba sino alla mattina vegnente.

«Verso l’alba, Azem battè leggermente sul tamburo. Che cosa vuoi?» gli disse il genio. — Domandarti il mezzo di attraversare questo vasto mare, per recarmi nelle isole. — Tu non puoi farlo,» rispose la voce, «senza il soccorso d’un saggio vene-