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enrico dandolo 85

era quella dello steriino, la migliore del medio evo, istituita dai mercanti tedeschi dell’Hansa. Pegolotti nel Capitolo LXXIII 1, intitolato A che leghe di monete, assegna ai viniziani grossi oncie 11 denari 14, titolo che colla formula usata nella zecca di Venezia, si diceva a peggio 40, ciocché vuol dire che dei 1152 carati componenti una marca, 40 soli erano rame o lega, il resto argento fino. A sistema decimale questo titolo corrisponde a 0,965 e quindi sulla media di g. v. 42 1/10, il fino del grosso rimane g. v. 40 62/100 di buon argento, che diviso per 26 dà per ogni denaro o piccolo un peso d’argento puro di g. v. 1 38/100, che è approssimativamente la quantità di metallo che si è ritrovata nelle analisi da me istituite su tali monetine.

Altra moneta coniata per la prima volta da Enrico Dandolo è il Quartarolo o quarto di denaro, pezzo di rame con poco argento, creato per servire alle minute contrattazioni. Così ne parla Andrea Dandolo nella sua cronaca dell’anno 12642, narrando la prima costruzione del ponte di Rialto in legno; «Civitas quoque Rivoaltina, quae mediatione Canalis hactenus divisa fuerat, nunc ex lignei pontis constructione unita est, et appel latus est Pons ille de Moneta, quia priùsquàm factus esset transeuntes monetam unam vocatam Quartarolus valoris quartce partis unius denarii Veneti riautis exsolvebant».

Carli3, che riporta questo passo, incorse, traducendolo, in una di quelle sviste non impossibili anche ad un uomo dotto, e prendendo il denaro per soldo, diede al quartarolo il valore di un quarto di soldo. Meno scusabili sono invece tutti gli altri, i quali, dopo di lui trattando del quartarolo, copiarono religiosamente l’errore, senza accorgersi mai di una differenza tanto rilevante, che dà al quartarolo un valore di tre piccoli, cioè dodici volte maggiore del reale.

  1. Pegolotti, La pratica della Mercatura. Lisbona e Lucca 1766, pag. 292.
  2. Andrea Dandoli Chronicon in Muratori, Rerum Ital. Script. Tomo XII, pag. 372.
  3. Carli Rubbi G. R., Delle monete etc., opera citata, Vol. I, pag. 401.