Pagina:Le monete di Venezia.pdf/107

Da Wikisource.
90 pietro ziani

che, come si conoscono gli altri patti convenuti, dopo la conquista fra crocesignati, si avrebbe conservata la memoria anche di questo se avesse esistito: con apparenza di maggior ragione gli autori francesi ritengono che l’essere in mano dei Yeneziani la maggior parte del metallo nobile e l’avere essi fabbricato molta moneta abbia impedito agli imperatori franchi di battere coi loro nomi. Quanto alla seconda opinione del dott. Cumano, essa corrisponde piuttosto alle idee moderne che a quelle del tempo; il grosso veneziano si diffuse per tutto l’Oriente solo in causa della sua bontà sempre costante, mentre gli altri stati adulteravano la moneta. Visto il successo del grosso, i piccoli principi delle isole e dei feudi franchi d’Oriente, come altri stati d’Italia, si misero ad imitarlo da prima forse con peso giusto e metallo buono, poi allettati dal guadagno, con lega inferiore, per cuii Veneziani ne mossero lagno e proibirono queste monete chiamandole a buon dritto falsificazioni, come vediamo nella parte:

MCCLXXXII, Indictione X, die tercio Maii, in Majori Consilio1.


“Capta fuit pars quod addatur in capitulari Camerariorum Communis et aliorum officialium qui recipiunt pecuniam pro Communi, quod teneantur diligenter inquirere denarios regis Raxie contrafactos nostris venetis grossis, si ad eorum manus pervenerint; et si pervenerint, teneantur eos incidere. Et ponantur omnes campsores, et omnes illi qui tenent stationem in Rivoalto et eorum pueri a XII annis supra, ad sacramentum, quod inquirant diligenter bona fide predictos denarios, et si pervenerint ad eorum manus teneantur eos incidere. Et si alicui persone inventi fuerint de predictis denariis a XII supra, quod illa persona cui inventi fuerint perdat decem pro centenario de omnibus qui eis inventi fuerint de illis denariis, et debeant incidi. Et hoc stridetur publice illa die, vel altera, qua captum fuerit in M. C., quod a XV diebus in antea quilibet cui inventi fue» rint, incurrat penam predictam, et medietas pene sit inve-

  1. Maggior Consiglio, Deliberazioni, Reg. Commune II, c. 129 t.°