Pagina:Le monete di Venezia.pdf/108

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pietro ziani 91

»nientis et medietas sit Communis, et deveniat in camera Communis. Et mittantur littere de precepto per sacramentum omnibus rectoribus preter Comitem Ragusii, et addatur in commissionibus illorum rectorum, qui de cetero ibunt, preter dictum Comitem Ragusii, quod omnes denarios predictos qui ad eorum manus pervenerit, vel eorum offitialium, teneantur incidere vel incidi facere, et quod ipsi constringant gentem suam, per illos modos quibus eis melius videbitur, quod pre- dicti denarii non currant per suos districtus, et incidantur si invenientur».

Oltre a questo documento, per conoscere quale era il pensiero dei contemporanei su questa adulterazione della moneta, che fu una delle piaghe più sanguinose della circolazione metallica nel medio evo, ci illumina il giudizio dell’Alighieri che colloca fra i principi che avranno giudizio severo nell’altro mondo per i loro peccati, Filippo il Bello di Francia

...................e quel di Rascia
che male aggiustò il conio di Venezia
                              Paradiso, Canto XIX 140-141.

Nelle carte manoscritte di Vincenzo Lazari trovo la seguente nota, di cui non posso defraudare il lettore: «Nel citato verso di Dante merita attenzione il verbo aggiustare che la Crusca con goffa interpretazione fe’ in questo caso sinonimo d’imitare. Ma il verbo aggiustare disusato, nel senso che allegheremo, nella lingua italiana, si mantiene ancora nella francese e nella tedesca».

Esattissima definizione del verbo aggiustare si trova nella Explication des termes techniques che fa seguito alla pregiata opera Histoire monétaire de Genève par Eugène Demole, nel quale è detto “Ajuster les flans, ou ajuster carreaux, opération par laquelle on affranchit à coups de cisailles les angles des carreaux». Anche nella zecca veneziana la stessa operazione si chiamava zustar e l’operaio che la faceva zustador. Se oggi la parola è disusata, si è perchè tale operazione si ottiene mec-