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giovanni dandolo 131

partenza il grosso effettivo, sola base di valore costante prima del ducato e cioè la lira di grossi e la lira ad grossos le quali sparirono quando divenne generale l’uso di valersi della lira di grossi a oro e fu necessario abolire il grosso diminuito e deprezzato.

Avendo già parlato della lira di grossi è duopo occuparsi della lira ad grossos o per meglio dire di due modi di conteggiare la lira di piccoli che cominciarono ad usarsi nella seconda metà del secolo XIII. Il primo e più antico è quello ad parvos sul quale poco resta da dire, perchè è quello che ha per base la moneta effettiva del piccolo o denaro, e corrisponde al valore effettivo di 240 piccoli come uscivano dalla zecca. Così il decreto 28 maggio 1282 già citato stabilisce «quod denarios grossos debeat dari a modo ad parvos pro denariis XXXII.» Naturalmente in questo modo la lira diminuiva di valore ogni volta che i piccoli diminuivano di pregio, così che la lira di piccoli, la quale al tempo di Enrico Dandolo superava 19 grammi d’argènto puro, al tempo in cui furono soppressi i grossi e coniata la lira Tron, non ne aveva che 6 1/4 circa e nel 1797 soltanto 2,352.

Quando incominciarono a fiorire in Italia gli studi storici ed economici, gli illustri scienziati che piantarono le basi della numismatica medioevale del nostro paese, si avvidero che a Venezia, nel secolo XIII esistevano una lira ed un soldo ad che non potevano confondersi colle lire e coi soldi già conosciuti. Fu precisamente nel cercare di chiarire il decreto 2 giugno 1282, che attribuiva al ducato il valore di 40 soldi ad grossos, che si constatò questo fatto. Ma non seppero darne soddisfacente spiegazione, nè quel profondo storico del valore che fu il Conte Carli1 nè l’Azzoni Avogadro2 che studiò con amore tale argomento, portando lumi e documenti nuovi, e nemmeno Guidantonio Zanetti3 nelle note sapienti ch’egli soleva aggiungere ai lavori della sua raccolta.


  1. Carli Rubbi G. R. Delle monete etc. Opera citata, Tomo I, pag. 142.
  2. Zanetti G. A. Opera citata, Tomo IV, pag. 145, 152-154.
  3. Ivi pag. 152, nota 94.