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piani, tutti di un titolo inferiore e talvolta anche di un peso minore dei veneziani, sieno prodotti di una malsana fabbricazione ad opera dei piccoli principi franchi poco scrupolosi, che si erano piantati sulle coste e nelle isole del Levante, i quali non possedevano un territorio abbastanza esteso per avere una circolazione propria ed imitavano con profitto la moneta veneziana, stimata e conosciuta da tutti.

L’infaticabile e fortunato signor Paolo Lambros è riuscito ad interpretare in modo soddisfacente alcune lettere, poste talora in modo aperto e chiaro, e tal’altra abilmente dissimulate in mezzo delle iscrizioni; le quali dànno la chiave della provenienza di alcuni ducati, grossi e soldini battuti in Oriente ad imitazione dei veneziani. Carlo Kunz ha richiamato l’attenzione dei numismatici su dei punti, che interrompono le iscrizioni di alcuni grossi e mezzi grossi di provenienza orientale, ma che a prima giunta erano stati creduti di fabbricazione veneziana, e probabilmente si riuscirà a scoprire il segreto di altri consimili enigmi, ma certo non si troverà la chiave per ispiegarli tutti, perchè quei segni di riconoscimento sono fatti per celare la provenienza di tale fraudolenta operazione, non già per farne conoscere l’origine.

Più attendibile mi è parsa invece l’opinione del Lazari, che il decreto 7 marzo 1305 avesse di mira, più che altro, la fabbricazione dei torneselli abbondantissimi in quei tempi a Chiarenza e nelle altre piccole zecche del Levante, progetto che non fu attuato, se non ai tempi di Andrea Dandolo, trattando dei quali avrò occasione di parlarne più diffusamente.

Allo scopo di completare le notizie intorno ai grossi, imitati nel Regno di Rascia, e di dimostrare quali erano le cure assidue del governo veneto per distruggere e togliere dalla circolazione le falsificazioni orientali ed italiane, ricorderò due decreti, che ci vengono tramandati dal Capitolare dei massari della moneta. Col primo, che porta la data del 24 giugno 1291 1, il doge e la Signoria ordinano di tagliare per mezzo (per traversum)

  1. Capitolare dei massari della moneta; dopo il Capitolo 116, c. 101 t