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6 origini della zecca

monete col nome di VENECIAS fossero coniate a Vannes in Francia.

Così pure non occorre aggiungere molte parole a quelle già dette dal Promis1 sopra il sistema architettato dal Carli2 e seguito dal Filiasi3, e cioè che i Veneziani avessero per i commerci coll’Occidente le monete di cui ora trattiamo coi nomi degli imperatori franchi e coniassero per l’Oriente bisanti dei tre metalli, mentre poi per l’interno si servissero di speciali denari, che sono quelli colla iscrizione CRISTVS IMPERAT. Una tale confusione non si è mai veduta in nessun paese, e non si comprende come potesse accogliersi da storici e critici di tanto valore. Infatti basta vedere i denari di Lodovico e di Lotario per assicurarsi che sono più antichi di quelli con CRISTVS IMPERAT, i quali invece per tipo e peso sono più vicini certo a quelli di Corrado e degli Enrici. Monete veneziane poi con tipo bizantino non se ne videro mai, nessun documento ne parla, e conviene quindi confinarle con altre fantasie che hanno infestato e continuano a rendere difficile la storia dei primi tempi della zecca veneta.

Mi tratterrò invece brevemente sull’errore più diffuso ed in cui cadono quasi tutti gli storici veneziani, cioè che Venezia, dai tempi immemorabili, abbia avuto diritto di zecca e lo abbia esercitato. Lo Zon ed il Lazari sono forse i soli che non credono anteriore al secolo nono la zecca di Venezia, ma, più che dirlo, lo pensano. Tutti gli altri ripetono, senza nemmeno l’ombra del dubbio, le stesse parole, e, sicuri della innata indipendenza di Venezia, suppongono che ne abbia ugualmente avuti tutti i diritti inerenti, fra i quali principalissimo quello della moneta: anzi taluno deplora che sieno stati già perduti quei nummi, dei quali ci porgono indubbia prova le memorie ufficiali4.

Questo è giudicare di fatti antichi con idee moderne; il co-

  1. Promis opera citata, pag. 11.
  2. Carli-Rubbi G. R. Delle monete e dell’istituzione delle secche d’Italia ecc.. Aja, 1754, tom. I, pag. 124-127.
  3. Filiasi, opera citata, vol. VI, pag. 58-59.
  4. Archivio veneto, vol. XII, pag. 81.