Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/45

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e non ostante toccasse già un'età piuttosto avanzata, s'innamorò di una giovincella di bassa mano, e fattane richiesta ai di lei genitori, e sentito il parere della giovane, s'ebbe dagli uni e dall'altra il bramato consenso.

Questo ladro infame penetrò le intenzioni del fratello, e non sapendo intendere come potesse amarsi una donna senza mire di interesse, acremente lo rampognò, insinuandosi che l'unirsi in quella età ad una giovane e bella fanciulla era una vera pazzia: che lo avrebbe fatto padre di molti figliuoli e tradotto così a miseria e a ruina. Nonostante le contrarie informazioni e i continui rimbrotti di costui, l'innamorato vecchio la durò fermo nel di lui divisamento, e secretamente sposò la fidanzata. Ciò fatto, a fine di togliersi ai rimproveri, e alle impertinenti vessaziom di questo avaraccio, si ritirò per qualche mese in uno dei suoi poderi per ivi godere in pace i primi tempi almeno del matrimonio. Ma questa prudente risoluzione non bastò a salvarlo dalle perfide trame di questo iniquo, che indispettito più che mai di essere stato gambeggiato, si convenne e collegò con uno dei fratelli preti (degno di lui germano) e con esso tramò la rovina del fratello secolare. L'opera infernale cominciò dal soffiare in quest'uomo semplice, ingenuo, lo spirito di gelosia.

A tutti gli amanti è terribile il martello della gelosia, nei vecchi poi quanto più è facile, tanto più è funesto.

Il novello sposo fu ben presto tempestato da crudeli sospetti, e gustate appena le felicità dell'amore, piombò, infelice! nella più tetra melanconia.

Dalla gelosia alla pazzia è breve e facile il passo; il vecchio cominciò a dare in ciampanelle, e trascurò in parte i suoi interessi. Nulla faceva però che alcuno offender potesse: più che altro, siccome uomo since-