Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/59

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Ah mondo mondo, tu se’ pur la gran brutta cosa! Io vorrei sapere per qual ragione sì neghi un meritato e tenue soccorso a un povero vecchio, e con tanta generosità si conceda una rilevantissima somma ad un indegno e ricco giovane.

— L’unica ragione è quella che dovrebbe condurre ad un resultato precisamente contrario. Si concede al ricco perchè non ne ha bisogno, si nega al povero perchè povero. Il ricco contrariato, disgustato può muover lagnanze e far scalpori; il povero non ha chi lo regga e non può far valere le sue ragioni: dunque appoggio, soddisfazione ai ricchi, e gli stracci all’aria.

— Fatemi il piacere, parliamo d’altro, perchè io uscirei presto de’ gangheri: riprendete la vostra storia.

— Ottenuta la pensione ripetriò, e andò ad abitare un magnifico palazzo poco prima acquistato. Fu suo primo pensiero di procurarsi una cameriera che gli andasse a genio, e trovò presto chi gli arruffianò una cantoniera accattamori, che fu già un tempo postura e sollazzo di vetturali e soldati. Era essa nel fiore della gioventù, e sebbene non fosse un occhio di sole era però provata espertissima di quei modi cortigianeschi e salaci che al dissoluto toccan l’ugola. Costui, che come vedi comincia ad invecchiare, non prima la ebbe conosciuta, che pazzamente ne imputtanì. L’astuta mondana se ne accorse ben presto, e non risparmiò vezzi, lusinghe, invenie, per viemeglio invischiarlo, arretirlo, avvincerlo ne’ suoi lacci, nè si staccò da lui un solo istante, finchè nol vidde di lei ingattito e guasto a modo da tenerselo suo anima a corpo.

Fatta di ciò sicura, cercò qualcosa che la soddisfacesse meglio, e amicatosi un giovinotto di professione fabbro, robusto, gagliardo, atante, cominciò seco lui a intendersi d’amore, e furono spesso insieme. Fatto al-