Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/97

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Mi trovai tutto scoperto; nei diversi movimenti che doveva aver fatti nel mio strano, agitatissimo sogno, aveva rimosse le coperte ed eran cadute a terra. Me le tornai sopra coprendomi anche il capo, e fatto un chiocciolino, così meco stesso discorreva: — Maledetta la visita! Qui non si gode un’ora di pace neanche la notte! Se il custode avesse avuta la gotta per questa notte, era pur la bella cosa! Troncarmi il sogno in un momento così interessante è stato proprio un peccato! Avessi saputo almeno chi erano quei due disgraziati, da quanto morti, quali danni avevano cagionaato! Oh se questo sbirro non veniva a destarmi colla sua ridicola, importuna visita, chi sa quante belle cose mi avrebbe mostrate e dette la mia fantasia, aiutata da quel parlantino del buon genio! Addio mantello, addio speranze! Ma che razza di sogno! dove diavolo mi sono andato a pescar tanti strambottoli? Ritorniamoci un po’ sopra, e fermiamolo bene in mente, poichè dimani voglio prenderne appunto.

Cominciai dalle mosse precisando bene, considerando e digrumando tutte le scene che aveva vedute, i discorsi che aveva sentiti, e mi figgeva tutto così bene in mente, che io poteva tenermi sicuro di non dimenticarne, di non perderne una sillaba sola.

Qui convien che io faccia osservare al mio lettore che tutto quanto ho raccontato fu assolutamente e veramente un sogno; come un sogno lo ho presentato esposto, e come un sogno amo sia ritenuto e giudicato. Gli uomini da per tutto hanno gli occhi, il naso, la bocca; i cattivi non mancano in alcuna parte del mondo; nulla dunque più facile che qualcuno conosca persone, le quali abbiano qualità fisiche e morali simili, identiche ai personaggi da me descritti. E che perciò? Vorrà forse dedurre da questo che io ho inteso parlare