Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/292

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Al Molto Illustre Signor Zio & Patrone Osservandissimo


IL SIGNOR


GIO: ANTONIO DALLA CROCE.





Non altrimente che Elia, quale nel deserto ellevando l’occhij al Cielo, soleasi dolere d’essere rimaso solo cultore dil vero Iddio, et conservatore della vera religione; io nel deserto di questo mio voluntario essilio dalla patria più volte mi son condoluto, credendomi per la cecità de’ nostri tempi essere solo amatore & defensore delle2 scientie matematiche contro dell’ignoranti calumniatori. Ma finalmente si come dalla Divina bontà fu ad Elia risposto, che si dovesse consolare poscia che non era solo vero fedele, havendosi Iddio reservati sette milla homini, che non si erano contaminati nella idolatria dell’Idolo di Baal, così io mi persuasi non essere solo protettore delle mathematiche, fra tutte le scientie certissime, & massime ricordandomi io, quasi come per nube haver V.S per Zio3, nel quale rispondono a colmo tutte le virtù, & il desiderio insieme, che li virtuosi sijno essaltati. Consolato adonque per questo fui più ardito in prendere l’impresa di parlare di sì monstruoso portento4, et in parte ancora di rifiutare quello era stato proposto contro li mathematici: acciò poi consacrando questo, a benchè picciol frutto, de’ miei studij a V.S. potessi darmeli a conoscere per Nipote5 & fedele servitore. Vengo dunque a

  1. Così è sostituito in margine alle parole «amatore & defensore delle», che nel testo sono cancellate.
  2. solo coglione nelle1
  3. oh grand’uomo doveva esser costui, che non si ricordava di aver un Zio.
  4. E qual portento, se non hai mai detto di quel che tu voglia ciarlare?
  5. bel parentado che il Zio non sa d’avere il Nipote, nè il Nipote il Zio. Parentado da bestie.

Note dell’editore