Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/39

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36 breve instruzione

più; sopra la quale salendo i difensori, più commodamente scoprono la campagna, e vi maneggiano l’archibugio o la picca, e scaricato c’hanno, scendendo, col tornare uno passo a drieto, si cuoprono e si tolgono di vista al nimico. Quanto poi alla grossezza, alcuni sono stati di parere che solamente devono esser tanto grossi, che si possin difendere con la picca, quando il nimico fosse venuto alla scalata: ma questa ragione non ha in sè necessità; perciò che le picche si potranno adoprare ancora quando il nimico fosse in sul parapetto. Però, se si farà tanto grosso, ch’ancora che sia rovinato lasci a ogni modo le sue rovine così alte sopra il terrapieno che ricoprino i difensori, sarà fatto con miglior discorso. Però doverà esser la sua grossezza dalle quindici braccia in là; ed acciò sia più gagliardo, si fabricherà una camiscia dalla parte di fuori sopra la drittura della cortina, la quale non sia punto più grossa d’un braccio, ed un’altra se ne fa dalla parte di dentro simile alla detta, incatenandole insieme con alcune traverse di muraglia, riempendo li spazii di terra ben battuta, e facendovi sopra una coverta di mattoni per coltello, per difesa dalle pioggie e da’ giacci. E questa manifattura si farà al parapetto che deve star molto tempo sopra la cortina; ma quando non vi si facesse se non al tempo dell’aver a servirsene, basterebbe farlo di terra senz’altro.

Li contraforti sono alcuni pezzi di muraglia, che si appiccano dalla parte di dentro alla cortina, i quali con il loro contrapeso aiutano la cortina che non si arrovesci di fuore; ed oltre a ciò servono che, quando la cortina fussi battuta e rovinata, rimanendo essi nel terrapieno, lo terrebbono unito. Questi non si devon fare, come alcuni hanno creduto, più sottili dalla parte che appicca la cortina e più grossi dall’altra, anzi tutto all’opposito;