Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/45

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42 breve instruzione

tina, le sue rovine non caschino nella fossa e la riempino; oltre che, il lasciare strada fra il cavaliero e la cortina dà il transito innanzi e in dietro a quelli che la difendono. E per questo stimo esser meglio il farlo dentro alla cortina, e più presto alzarlo un poco più, acciò che scuopra le fronti de’ baluardi. A questo cavaliero si faranno due cannoniere per fianco, le quali scuoprino la campagna; ma nella faccia dinanzi sarà bene non vi far cannoniera alcuna, perciò che verriano tanto scoperte, che senza difficultà sariano imboccate. L’altezza del cavaliero deve esser tanto più che quella della cortina, quanto basti a scoprire la campagna e travagliare sì il nimico, che non possa, con ogni piccola ricoperta di trincea o altro, venire in su la fossa: però non doverà alzarsi sopra la cortina meno di sette o otto braccia.




Si è1 nella parte di sopra ragionato, quali sieno i più opportuni modi per assicurare le città e fortezze dalle forze de’ nemici. Ora in questa seconda parte, per l’opposito, dobbiamo ragionare de i modi d’offendere ed assalire le medesime fortezze. Tra’ quali modi si connumerano le batterie, le scalate, gli assalti, le mine, la zappa, ed altri, come nel progresso si vedrà. Ma tra tutti, il più forte ed inevitabile e sicuro pare che sia quello della marra, quando si possa mandare ad effetto, ciò è che si possa sicuramente venire sotto le mura della fortezza. Però prima parleremo del modo di condursi sicuramente in su la contrascarpa, e di quivi nella fossa sotto le mura.

  1. II cod. A premette (pare, d’altra mano) questo titolo: «Seconda parte, ove l’autore ragiona de’ modi d’offendere ed assalire le fortezze».