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262 contro il moto della terra.

gravissimi e grandi siano rotati nell’aria per virtù del moto d’essa? La natura, se avesse così disposto il corpo aereo, che deve servire per luogo comune e dare il passaggio a tutti i corpi, dagl’infimi a’ superiori, non averebbe con lodevole artificio e soavemente1 ordinate le cose, non lasciando che i corpi trascorrer potessero liberamente per quello, e giungere ai proprii luoghi. Ma che l’aria non possa uniformemente portar seco in giro l’altri corpi che sono sospesi in essa, sì che le parti non si mutino, esempio chiaro al senso ne sia il vedere, che se un legno di mare è portato dall’onde per forza di remi o di venti, le medesime parti d’acqua, che reggono e circondono esso legno, non istanno sempre congiunte con le medesime parti della nave, ma si mutano successivamente2, perchè l’acqua è flussibile, e il legno è fermo e sodo, e non può scorrere col medesimo moto dell’onde. Pensino adunque i Copernici quel che si dee affermare dell’aria, ch’è tanto più sottile e labile che non è l’acqua. Puossi far la prova di questo eziamdio con una palla di ferro, lasciandola cadere nella corrente d’un fiume, e vedrassi dare in fondo tostamente quasi a piombo, senza variare il punto, ben che l’acqua, corpo più denso dell’aria, corra con tanto impeto.

Aggiungasi la quarta prova contro gli ostinati Copernici, per che son certo


    la quiete, e più delle parti (separate che fussero dal suo tutto) il moto deorsum; lasciando, sconciamente, per naturalissima della Terra quella affezion che essa mai non esercitasse, caso che altri volesse dire esser sua principale affezione il moto retto. Ora, già che non si può scampar di por 2 propensioni nella Terra, meglio è il porre per primaria la circulazion diurna comune al tutto ed alle parti, e per secondaria il moto retto, l’una e l’altra delle quali è coeva e sempre esercitata da chi la possiede. Dir assi dunque di tutte le cose terrene il principale ed immutabile instinto esser il moto diurno.

  1. anzi ha ella soavissimamente ordinato il tutto, facendo l’aria cedente a i moti diversi, e nell’istesso tempo compagna nel moto universale: sì che, non si separando da i luoghi appetiti da chi nel? aria va vagando, ma trattenendosegli perpetuamente intorno, rende facilissimo il conseguirgli da chi gli brama.
  2. esempio a sproposito per voi, anzi contrario; perchè, anco nell’aria, muta contatto chi per forza di ale o scagliato da violenza vi si muove, e non lo muta chi da quella è traportato, come anco il legno in aqqua andando a seconda con quella. L’esempio poi della palla di ferro lasciata cadere nella corrente è, al solito, o a sproposito o contro di lui. A sproposito, se si lascia cadere da un luogo stabile fuori dell’aqqua; contro di lui, se si lascierà cadere da una barca che vadia con l’aqqua, lasciandolo cadere dal pelo dell’aqqua.