Pagina:Le opere di Galileo Galilei III.djvu/428

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avvertimento. 423


sare che il disegno da lui concepito, di applicare la sua scoperta alla risoluzione di quel grande problema, dalla quale si riprometteva lucri ed onori straordinarii abbia trattenuto dal dare altro in luce sull’argomento delle Medicee. Perchè la ulteriore pubblicazione da lui già promessa nelle parole con le quali si chiude il Sidereus Nuncius1 annunziata ripetutamente a Belisario Vinta2 ed al Sarpi3 alla quale veniva esortato fra gli altri da Paolo Gualdo4 e da Antonio Santini5 aspettata dal Welser6 e dal Cesi7 e novamente promessa nel più volte citato DIscorso8, non fu mai eseguita, per quanto l’abbia fatto credere a qualcuno un frontespizio introdotto nella suddivisione delle opere di Galileo quale si trova nella prima edizione di Bologna9; sicché, ove se ne tolgano le effemeridi pubblicate in calce alla terza lettera sulle macchie solari e delle quali abbiamo già tenuto parola, null’altro diede egli alla luce su tale argomento, né vi tornò sopra se non nella occasione della richiesta fattagli dal Castelli nel 1627 alla quale si è pure accennato, e in quelle altre delle varie riprese dei negoziati intorno alla determinazione delle longitudini, delle quali non è qui il luogo di parlare.

Abbiamo già notato che i manoscritti non conservano traccia alcuna di studi e d’indagini direttamente da Galileo istituiti posteriormente al 19 novembre 1619 né continuativamente né in forma frammentaria, e questo ci sembra di poter porre assolutamente fuori di dubbio, perché anche i frammenti e tutto ciò che non CI parve immediatamente legato col corpo principale dei lavori così da avere Il suo posto necessariamente segnato con caratteri di assoluta continuità, abbiamo insieme raccolto per modo, da poter dichiarare che, ad eccezione di alcuni calcoli isolati e dei quali non era palese il legame con le parti da noi riprodotte, oppure per la stessa loro natura del tutto insignificanti, tutto quanto i manoscritti ci conservarono di relativo alle Medicee venne da noi ed anzi non senza aver lasciato correre perfino qualche ripetizione, diligentemente raccolto e pubblicato, con una religione che i più giudicheranno forse soverchia.

Tali frammenti dovevano esistere sotto forma di appunti staccati ed in più fasci anche vivente Galileo, e furono verosimilmente da lui stesso compresi entro camicie sulle quali egli scrisse di suo pugno le relative indicazioni: «Fragmenti

    pag. 659 (20 agosto 1614), pag. 660 (20 agosto 1614), pag. 748 (30 luglio 1617), pag. 753 (30 agosto e 1° settembre 1617), pag. 757 (3 ottobre 1617), pag. 758 (17 ottobre 1617), pag 759 (24 e 26 ottobre 1617), pag. 762 (27 novembre 1617), pag. 776 (6 settembre 1618), pag. 786 (6 ottobre 1618), pag. 791 (15 novembre 1618), pag. 805 (18 e 21 ottobre 1619), pag. 806 (29 ottobre 1619), pag 807 (19 novembre 1619). Cfr. anche pag. 853.

  1. Cfr. Vol. III, Par. I, pag. 96.
  2. Cfr. Vol. X. pag 373, 410, 425.
  3. Cfr. Vol. XI, pag. 49.
  4. Cfr. Vol. XI, pag. 57.
  5. Cfr. Vol. XI, pag. 69.
  6. Cfr. Vol. XI, pag 52, 74.
  7. Cfr. Vol. XI, pag. 175.
  8. Cfr. Vol. IV, pag. 63.
  9. Continuatione del Nuntio Sidereo di Galileo Galilei linceo, overo saggio d’istoria dell’ultime sue osservationi fatte in Saturno, Marte, Venere e Sole et opinione del medesimo intorno alla luce delle stelle fisse e delle erranti. Opera di nuovo raccolta da varie lettere passate reciprocamente tra esso ed alcuni suoi corrispondenti e data in luce a publica eruditione. In Bologna, per gli HH. del Dozza, 1655.