Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/167

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di accademico incognito. 163


ella tosto n’andasse al fondo da sé medesima, non avendo la cattivella né braccia da notare né larghezza da sostenersi. Ancora, poco di sotto, assai discordante si scuopre l’Autore dagli avversari, ponendosi da lui una tavola leggiera di noce in fondo, e da loro una d’ebano grave a galla. Ma perché la tavoletta se n’entra alquanto nell’acqua, dunque non può nulla la figura? Anzi pare da inferirsi il contrario, cioè: Dunque la figura, in qualsivoglia modo se ’l faccia, è cagione che non finisce di sommergersi, come fa la palla; la quale non solo penetra la superficie dell’acqua, ma tosto del tutto la fende e si profonda. Della cagione, dunque, di questa diversità si questiona al presente, attribuendosi dall’Autore alla forza dell’aria superiore unita, e dagli aversarii alla figura ed alla resistenza del mezzo, f. 35 [pag. 99], a gli acuti incontri de’ quali, con la risposta dell’Autore par che petatur principium.

f. 32 [pag. 95, lin. 23]: perchè ogni figura particolare) Chi dubita che, denotando la quiete fermezza, alla quale dispone e s’accosta la tardità, non sieno tra loro più simili? come, per contrario, è al moto la velocità.

[pag. 95, lin. 26-27]: una tavoletta, verbi gratta, d’un palmo quadro) Se discende con sei gradi di tardità, se fusse di due palmi, discenderebbe più tardi, considerato solo il rispetto del motore al mobile: ma per altre circonstanze, avvenenti nella congiunzione della materia, si rendono cotali proporzioni, reducendole all’atto, molto fallaci; crescendo, con l’augumento del quadro, l’intrinseca resistenza e l’intervallo, come si dirà più di sotto.

f. 35 [pag. 98, lin. 23]: Rispondo) Concedasi la risposta, che la tavoletta, arrivando al livello dell’acqua, perdi parte della sua gravità; ma non già, perdi parte della sua gravità perché seco discenda e s’unisca l’aria superiore e questa ne sia la sola primitiva cagione, come diremo.

     [pag. 99, lin. 2-3]: Ma, signori aversarii) Ma, signor Autore, pigliate voi solamente l’aria ed il corpo, e lassate stare la sola figura1; ed allora, non succedendo lo stare a galla, averete affatto vinta la litei[36]. In tanto non ci scordiamo che, dato un assurdo,

    [36]Sig. Accademico, voi vi confondete, e scrivete il contrario di quello che avevi in niente: perchè, concedendo voi all’Autore che e’ prenda solamente l’aria ed il corpo, niente curando della figura, se poi non succederà lo stare a galla, averà perduta, e non vinta, la lite, poi che l’aria non sarà bastante a sostener il solido; e vinta ara la lite, quando e’ succeda lo stare a galla, perchè il corpo, che per sua natura andrebbe in fondo, verrà sostenuto dall’aria. Ma forse

     33. a soster — 34-35. per altro sua
  1. A questo passo Galileo aveva postillato, e poi cancellò, quanto segue: «son molto contento di prender l’aria e ’l corpo, niente curando della figura, ma»