Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/177

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di accademico incognito. 173


sempre vicino al nostro polo con certo carro stellato, le quali sono di movimento sì pigre, che consumano gli anni con tardi e corti progressi, e sono di qualità sì fredde, che influiscono più tosto alla generazione del piombo che dell’oro.

f. 49 [pag.115, lin. 14-15]: il conio, posto nell’acqua) Il conio e la piramide sono figure e corpi molto diversi dalla figura larga e piana, e perciò possono molto variarsi le proporzioni della gravità verso la resistenza del mezzo e della figura; e dove variano le circonstanze, non è sicuro l’argomentare. Il conio con la punta in giù non s’affonda, perchè le parti dell’acqua divisa più facilmente con la sua punta, facendo anch’esse la medesima figura di conio, hanno maggior forza, mentre vogliono unirsi, di sostenere e sospingere il conio all’insù; e, per contrario, l’istesso conio, posto con la base nell’acqua, verrà talvolta sostenuto, talvolta no, secondo la proporzione dell’altezza grossezza e larghezza sua, f. 50 [pag. 115-117]. Però lungi dal vero filosofo e matematico deve essere il negare assolutamente una cosa, confermata dalla ragione naturale, dal senso, dalla sperienza e dalla autorità, solo per qualche diverso effetto che se ne scorga per altro accidente e circonstanza, e addurne la non cagione per la cagione.

[pag. 120, lin. 30-81]: se sopra se le ne attaccherà una di suvero) Signor mio, questo è il dubbio, che l’aria possa quanto il suvero: e se avesse tal virtù, come più leggiera del suvero, potrebbe, per buona ragion topica, sollevare ancora de’ corpi molto più gravi che non fa il suvero. In oltre si dice, il suvero medesimo esser più atto a sostenere in una figura che in un’altra.

f. 55 [pag. 121, lin. 28]: se la figura abbia azione alcuna) La prova addotta dall’Autore non può, per la diversità delle circonstanze, concludere contra gli avversarii; anzi pare che apertamente faccia contra di lui, perciochè altro è fendere l’acqua o la sua superficie all’ingiù, altro è staccarsi ed elevarsi da quella. 2. La detta piastra, se per l’aria addiacente e attaccatasele è più leggiera, perchè dunque ricerca, ad esser sollevata, contrappeso maggiore? 3. Sì come la figura trova difficoltà e resistenza nel calare per entro l’acqua, così in proporzione la truova nel salire nell’aria, come concede lo stesso Autore. 4, che più importa, si è la difficoltà dello staccarsi tutta insieme dall’acqua, e per il pericolo del vacuo, secondo la verità, e per l’unione che hanno fatta insieme, ancor secondo l’Autore; e però si solleva con la stessa piastra parte dell’acqua, la quale se ne cade poi abbasso, avendo l’aria modo maggiore di subentrare. Onde non è maraviglia, se contra la maggior resistenza dell’acqua e della piastra ed al peso più grave si richiegga contrappeso maggiore al braccio della bilancia che non si fa ad inalzar la palla, nel cui sollevamento non concorrono li sopradetti medesimi impedimenti.

    f. 56 [pag. 122, lin. 35]: dire a gli avversarii, che la nostra questione è) Ci rimettiamo alle convenzioni fra loro. Ma è certo, per gli esempi suoi, che Aristotile intese principalmente dello stare a galla sopra la superficie dell’acqua, e di questo, che faceva dubbio, cercò la cagione, non del fermarsi per entro l’acqua.