Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/176

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172 considerazioni


ma crescendo innanzi col piè sinistro ed alzando la sinistra mano alla parata, ribattendo nel secondo terzo Fanne nemiche, nego la minore; e nello stesso tempo, chinando il destro ginocchio, pongo leggiermente con F altra mano la piastra di piombo dentro a gli arginetti dell’acqua sopra la tavoletta d’ebano, senza però toccare nè questa nè quella; e tosto sospinta l’aria quivi rinchiusa, questa fuggendo se no ritira nel suo elemento ed abbandona la tavoletta; la quale nondimeno restando salva sopra l’acqua, già la figura tutta galleggiando grida: Vittoria, vittoria[64].
f. 43 [pag. 110, lin. 14]: ma d’ogni maggior grossezza) Crescendo ancora la gravità, cessa ancora la proporzione della resistenza a quella; ma allargata la figura io nella medesima grossezza, più facilmente galleggierà: ed ecco quello a che giova la figura con la gravità del figurato o con la densità del mezzo in certa proporziono, astraendo con F imaginazione matematica da tutte l’altre circonstanze, che possono, alterando la proporzione, diversificare l’effetto della figura. E rifiutare la resistenza dell’acqua per confidarsi nella tenacità dell’aria, o quasi un persuadere altrui che più tosto si metta a volo nell’aria che a nuoto nell’acqua [65].
f. 44 [pag. 111,lin. 13-17]: tutte le materie, ancorché gravissime, possono sostenersi in su l’acqua, sino allo stesso oro, grave più d’ogni altro corpo conosciuto da noi: perchè, considerata la sua gravità esser quasi 20 volte maggiore di quello dell’acqua) Di questa esperienza dell’oro, più volte addotta nel presente Discoso, non dispiacendo anch’a a noi, me ne rimetto all’Autore: il quale, se con maravigliosi istrumenti fa ingrossare insin le stelle ed ha potuto farsi vicine e amiche quelle tanto giovevoli, chi sa che ancora non abbia trovata qualche minera di miglior lega? In quanto a me, confesso non sapere altre stelle conoscere se non certe volgari che girano


[64]opera l’istesso quella pochissima aria, che se fusse tutto pieno e non vi fusse la falda. E mirabile esempio ed esperienza sarà il pigliare una bigoncia, ed accomodarvi dentro un maschio, affisso poi fuora in qualche luogo stabile, sì che tal maschio resti 4 dita lontano dal fondo e mezo dito dalle sponde della bigoncia; perchè, infusavi poi 4 o 6 fiaschi d’acqua, non si potrà alzare quelle 4 dita, e peserà come se tutta fusse piena d’acqua. Vedi più distintamente nel principio, al segno )( 1. [65] questo no; ma che più animosamente si ponga a notare con 2 vesciche piene d’aria legate alle spalle, che senza. E non si disprezza la resistenza dell’acqua dependente dalla sua gravità, che è, ma quella che risguarda la divisione, che non è.

  1. Questo segno richiama ciò che noi publichiamo dalla paga 182, lin. 14 alla pag. 184, e così si legge in due carte di guardia, poste appunto nel principio dell’esemplare postillato da Galileo.